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Si è soliti credere, assai erroneamente in verità, che non esista luogo più pericoloso  del grande, spaventoso, enorme ignoto. Una strada buia inesplorata, un tetro parco giochi nelle ore notturne. Questi sono i luoghi a cui subito andiamo con la mente quando pensiamo alla paura. Ma il terrore, quello vero, non è un luogo, è un effetto, una reazione. Non esiste niente di più spaventoso dello scorrere del tempo, della brevità della vita, della ripetitività giornaliera. Credetemi quando vi dico che lo spaventoso, il terribile, stà nel piccolo e nel conosciuto, non nel grande e ignoto. Non esiste luogo più pericoloso per un uomo come la propria casa. Non pensate sia possibile? Vi racconto la verità. La sera, prima di andare a dormire, il bambino si sente al sicuro sotto le proprie coperte. La casa è la sua fortezza. I genitori dormono tranquillamente nella stanza accanto. Si puó quindi abbandonare all’oblio convinto che i mostri siano rimasti intrappolati fuori dalla porta. È risaputo che infanzia è sinonimo di ingenuità. Nella casa regna un assoluto silenzio, tutti dormono. Ed ecco! Proprio in quel momento dai muri della stanza del bambino escono degli elfi. Si avete proprio capito bene. Elfi! E che elfi! Un’esercito! Piccoli, verdi, con nasi e orecchie enormi, come quelli che comparivano nelle storie che vostra nonna vi raccontava quando eravate piccoli. Arrivano, tutti festosi, come in una grande parata, suonando i più disparati strumenti dalle impossibili forme, lunghi corni che si attorcigliano innumerevoli volte, tromboni a fiato dalle indistinguibili fisionomie. “Diamo inizio ai lavori” fece ad un tratto un vecchio elfo, che aveva tutta l’aria di essere il capo, mettendo fine ai festeggiamenti. Altri due si fecero avanti portando con loro una borsa piena di strani oggetti. Diverse seghe, trapani, fili per cucire, tutti gli elfi si divisero gli strumenti da lavoro, prima di avvicinarsi al letto del ragazzo, impazienti di iniziare. Nel mondo del fantastico non esistono artigiani più apprezzabili del popolo elfico. La loro abilità nello staccare e riattaccare cose è impareggiabile. Non succede di rado che principi e principesse di qualche sperduto reame richiedano i loro servigi. E che splendide bambole realizzano per loro! Ma costruire giocattoli, per gli elfi, non è un lavoro, è nella loro natura. Così come noi abbiamo bisogno di mangiare, loro non possono vivere senza costruire qualcosa con le loro mani. E lo devono fare continuamente. “Ecco fatto!” Gridarono in coro quando ebbero finito. Il corpo del bambino era stato smembrato e ricomposto in maniera sublime. La testa incastonata al centro del ventre, le gambe che uscivano dalla bocca e le braccia che spuntavano al posto degli occhi. Avevano realizzato una marionetta! Che incredibile lavoro di precisione! “Ma dove sono finiti gli altri?” Esclamó qualcuno ad un certo punto. “Scusate il ritardo”. Ecco dalla porta comparire un altro gruppo di elfi a cavallo di un marchingegno quadrupede: il busto della madre e del padre cuciti assieme, le teste poste alle due estremità. I festeggiamenti ripresero. Un gruppo di elfi misero in scena uno spettacolo usando le marionette appena costruite, “Le avventure di Arlan lo scaltro” mi pare si intitolasse, mentre gli altri ripresero a comporre musica, a ridere e scherzare. Quando ebbero finito scomposero e rimontarono i corpi così com’erano stati in origine, riposizionandoli nei loro letti. Nessuna cucitura, neppure il più piccolo segno era rimasto sulla loro pelle, come se nulla fosse successo. “Davvero non si accorgono di niente?” Fece l’elfo più piccolo, un ragazzino di appena 300 anni. “Assolutamente no” rispose il vecchio capo. “Alcune volte hanno solo la sensazione di aver avuto qualche avventura particolarmente agitata, sogni mi pare li chiamino. Ma non possono percepire il nostro procedimento. Se non per la Materia Nera.”                                      “Che cos’è?” Chiese di nuovo l’elfo inesperto. “Il rifiuto dei nostri strumenti industriali. Si accumula nel ventre degli uomini, sempre in maggior quantità più volte noi ci lavoriamo. Ma loro non possono in alcun modo percepirla o vederla. Più la Materia Nera si accumula più il loro corpo si ammala e si decompone. Come un fiore che appassisce. Senza il nostro lavoro raggiungerebbero la maturità ma non morirebbero mai, nè sarebbero in grado di percepire lo scorrere dei giorni che loro chiamano tempo. È questa la loro più grande paura ma deriva dalla nostra Materia Nera. È tutto un effetto, una reazione industriale, l’origine delle loro ansie e del loro terrore.”                                “Non riesco ad immaginare come si possa percepire il tempo, nonno.” Il vecchio gli sorrise “Neppure io, piccolo.” Prima e dopo sono concetti impossibili da comprendere per tutte le creature magiche che sono eterne e non muoiono mai. Il Vecchio Elfo ha ben 2000 anni ma non subisce nessuna sorta di decadimento fisico ed è, a cora oggi, più in forma del nostro miglior atleta olimpionico. L’orologio rintoccó sulle cinque del mattino e tutti gli elfi decisero che era arrivato il momento di riattraversare il passaggio e tornare a casa. Era tardi e la notte stava giungendo al termine con il sole che avvolgeva con le sue braccia l’orizzonte scandendo una nuova alba.

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Claudio328

Attraverso le mie storie brevi cerco di delineare un universo fantasy sia affascinante che crudele e folkloristico. Leggete tutte le storie che pubblicheró su questa piattaforma per non perdervi i vari riferimenti e collegamenti.

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9 Comments

  1. ignotochi
    ignotochi

    “L’enorme ignoto” –> La morte.
    Mi piace, è vero, alla fine il terribile è nel tangibile, non in quello che non c’è. La paura che appunto quello che non c’è diventi tangibile ci terrorizza, ma sempre e solo se diventa tangibile, reale. Tutto se accade dove esistiamo, ora in questo momento.

    Pensare di farlo accadere nell’ignoto, che per noi non esiste, non ci fa paura.

    Non so se volutamente o no, ma questo testo cela un significato profondo. Bravo.

    1. Claudio328
      Claudio328

      Certo che è voluto! L’idea, insieme a questo racconto è altri che ho scritto e ho in mente, è quello di realizzare un universo fantasy, attraverso collegamenti e elementi che si ripetono nelle varie storie, ispirato al folklore popolare e che mostra un mondo delle meraviglie sia fantastico che pericoloso e crudele. Dove anche l’uomo è mercificato e industrializzato. Su questa piattaforma ho messo un altro racconto, dai toni più umoristici, scritto prima di questo ma ambientato nello stesso universo “La strada misteriosa” si intitola.

    2. Cla010
      Cla010

      Questo racconto lo scrissi io un paio di anni fa con l’altro profilo. Devo dire che a rileggerlo oggi non era niente di che rispetto a cose che ho scritto successivamente. Ma mi fa sempre piacere rivedere i miei vecchi lavori.