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1.

Un giorno incontrai Alessandro Bigagli,

un membro del gruppo “Amici di Pisa”

e figura imponente della sfilata annuale

che precede il Gioco del Ponte.

Andai con questo mio inconsueto Virgilio

là dove ognuno non crede di poter andare:

verso infiniti spazi, nella città puzzolente

e buona, e vigliacca e ritardata, e viva:

nella città di Pisa, né amata né odiata

forse davvero da chi ne dice merda

e da chi (forse ubriaco perso) ne parla bene.

Oh Alessandro! Non se ne abbiano gli altri

amici che si chiamano così se ora scrivo

di te, e non di loro. Ero per le strade con questo nostro “personaggio”, figura allegra anche nella situazione magra, con bello e cattivo tempo.

E si trovò una specie di Circo.

Così mi parve, e mi invitò a entrarci. 

E dentro ci stavano ciccione donne barbute,brutte come le mogli dei politici,

pirati effeminati, ballerine formose, danze

e tigri, elefanti che ogni tanto prendevo a

male parole, e foche che soffrivano

per le carezze lievi dei fuochi di lava.

– Vieni,Filippo, e vedi questo bel mondo!-

-Ma non mi pare bello,non è mio mondo,

se pure non voglia dire sia immondo

Vengo per questo fraterno giro, in pena

e in sospiro, ma delle passate nefandezze

di queste vie non ci sta più traccia, eppure

della viltà del passato per gli stupidi passi

di chi ci stava prima di noi, non più una eco.

Né sento ancora la forza che ci muova

a star qui nel mezzo, tra belanti arcieri,

sfide ingiuriose, tracotanti petti di giganti

fieri. Detti un calcio a un leone, gli vibraron

pancia e denti; ben gli stette, a guardarmi

altero. Schiaccia la coda a una scimmia,

e mi dispiacque: ma la misi in bocca felina.

-Bene,Filippo. Immagino che il tuo nome

(come il mio, non ti credere) non sia tanto

sulla bocca di tutti: ed è bene che non ti

rompano le scatole; ma pure male, che non

sei notabile. Nella vita andiamo ora ad un

giro di volta che si è alti in cima, e altri,

che non siamo più dove era comodo sopra.-

– Anche la vita triste del Comune, era così.

Sempre in attesa del nulla, come se fosse

bocca di animale che ad ora data sia da

rimpinzare al pasto! È Pisa la piccola città:

orba dei suoi geni, pochi e spesso altrove;

Pisa la muta, la fredda, la secca…

Pisa è là dove sei tu a farla bella o brutta,

tu che vali o sei nessuno, a seconda di come

corri e quando meno sosti ad esser te stesso.

Che dici?-

– Quel che mi ispiri, amico. Che muoia

la cattiveria ingrata, la sfortuna cieca,

la tristezza lunga! Ma che quei pezzenti

che a loro maleficio tuttora serpeggino

a tramare un fare che distrugga,

finché cuore a tutti ci strugga! –

-Frena,frena! Chi son questi? Tu ne vedi?

Dico: ora. No. Bene, se non ne si vede nemici,

meglio che non se ne pensi troppo a loro

dal perder tanto di quel tempo nel mal pensiero, che se essi stessero nascosti

non chiami il rodersi con la beffa rude

dei potenti, o dei loro figli, davvero degli

scalmanati: pronti a chissà che,

a nuocere a persone o cose; fanno loro

tutti i danni, pur se i peggiori li fan

chi si veste con veste nobile e importante!-

-Dici sempre vero, Alessandro. Come se

i tuoi passi, o il fluire della tua mente,

ottimamente abbia sempre girato al fine

di percorrere dell’esistente un girodimondo

completo, presto e bene!- -Grazie, ma non è

che troppo mi stimi? E nel guardare a me,

vai a prender forza per te stesso? Allora, va,

per il tuo bene. E cammina quei passi,

lunghi o corti, che nel tuo vivere hanno

diritto a esser tratti avanti, indietro, lenti

o se sospinti da motivo presi da folle corsa.-

2.

Il circo c’era ancora. Intorno, figure andanti

e tornanti, dolenti e indolenti, eteree compagne

del nostro dialogo pellegrino. Non si stava

nella bambagia; ma neanche male, eppure

nell’aria un tormento di vento chiamava

a parlare di tempo in corsa, e fatti intorno

di cui prender cura.

– Ecco un altro Alessandro, quello Scarpellini,

che della poesia e dello scriver ha fatto

grande consigliare a chi volesse il suo dire

udire! Ed ecco Francesco Barbi, Luca Ricci.

Ed ecco tu, con le tue storie sudice,

piene di sudore senza cuore e merda e piscio:

che ne apprendo? Che la città è una cloaca grande? So già che spesso respira gelosa,

come senza anima. L’Italia come Pisa è tutta.

-Ma dall’Arte…- -Prendi l’Arte e mettila da parte!

Non vedi che tempo perde la folla a vedere

i monumenti e i dipinti, perfette pietre mute,

ritratti orribili dai colori di nero povero

rosso sanguigno e verdi innaturali…

Tanta bellezza? Sono storie troppo antiche

per essere nostre! Non è il passato altrui

che ci chiama, ma il presente nostro…

seppure è pericoloso quasi nave

 ch’ avesse acuminato rostro! –

-E poi?-

-Se ti chiama la politica, lascia questa merda

a tutti, che ognuno ne faccia che si crede;

lascia il pensare troppo a chi pensa aver tanto

tempo per le cose di tutti pensare: sempre ci sarà chi farà poco e niente, o tanto e male;

e se faran tanto e bene, o han fatto bene a loro,

o se bene a tutti, tanto tempo avran messo

(e messo in conto) da aver speso troppa vita.-

-La natura…-

-La natura prende escremento per darti fiore;

lascia che intorno scorra la sua linfa, abbine

cura se devi,ma per non più tempo di quel che

faccia nascere da seme un frutto per la tua fame. È con tanti che si fa tutto, non con te

che qui mi vedi non certo a perdermi in spreco:troppi errori, errati consigli stavano per trarreI toscani in fallo, nel fare molto per niente o poco più,nel vagabondare invano, nell’udire canzoni senza senso, o vedere spettacoli vani,tutte cose che senza almeno un po’ di bellezza,son niente…

Anzi, è proprio niente.

Perdiamo molto tempo nel niente.-

-Il lavoro.-

-Il lavoro è quel che fai. Quello dai,eh,

non sei tu quel fare: quello è quel dove

dove ti sei scelto di andare. Altrove è più vita,forse; oppure ne sta dove la trovi.

Certo che è un problema il lavoro, ma quel

problema è più tuo che mio, se è lavoro tuo;

e meno mio, se non mi hanno preso con te.-

-La topa.-

-Oh,buona quella! Coppa d’oro, quando stilla! Rossa megera, quando ai primi del mese ci si nega; gran casino, se la si nega sempre.È delle donne, cosa loro, e per essere nostra,ci hanno da avvertire, se no niente:

la si sta anche a pensare,

ma se non si fa” toc toc”, non si fa “tic toc”!

Troppo stiamo a farci avvocati di cause perse.

La topa, che gioco! Se va,va, o è battaglia persa.-

3.

Passa Andrea Buscemi, fermo il passo,

a mirare intorno a sé la città come se fosse sua, ma anche come se lui ci fosse dentro

non come persona, ma eterno personaggio.

-Eccone un altro. Uno che passa.

Pensa che ognuno si noi si crede a volte uguale, altre tutto, tranne che uguale.

Ecco questo, come ce ne sono altri.

Persone, personaggi. Ognuno perso come mee te nel troppo pensare e poco fare,

o nel troppo fare senza pensare, o in tante

strade, che presa una è fatta una scelta:

dopo la quale o si resta o si cambia.

Questa è la vita.-

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FilippoArmaioli

Scrivo su Alidicarta e Owntale. Voglio farmi delle ragazze giovani,ma solo se non abitano troppo lontano da Pisa.

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