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Serafino viveva in un mondo tutto suo.

Suo vicino era Baffo,un pingue tizio pelato con occhiali da sole. Clodoveo, gatto di nessuno,scodinzolava.

Osvaldo è un maiale 🐷 sorridente che in questa storia compare senza un motivo.

Baffo, ecco che ci dice:

-La vita è per tutti grama. A me ha dato lei.-

Sopportarla è un mix di gioie e dolori. Non è proprio come dover portare a spasso un cane,badare a che fa.

E lei:

– Non vedo cosa ci sia di strano. Sto comoda così. In fondo faccio quel che fanno tutti. Solo,senza vestiti.-

Forse è figlia dell’amore.

Forse è l’amore stesso giunto tra noi da chissà dove.

In questa ridente cittadina non sempre si ride. Come è ovunque. Ma i Nostri appaiono sempre intenti a farci sbellicare.

-Se volevo una figlia, la facevo nel modo naturale. Non so se mi spiego.-

E il gatto ci tenne a puntualizzare

-Anche io volevo fartela 💩 in una lettiera…

Se ne avevo una! – (Dove l’avrà fatta?)

 

Mentre gli adulti si passavano i loro giorni,

i giovani lo trascorrevano a modo loro.

Eccoli, i giovani:

• Robertino Allegri, di padre poeta;

• Chiara Panda, ventenne modaiola;

• Davide Stregati, nerd videoludico somigliante a “Pacman”

• Franco Rosso, motorizzato rubacuori.

Nel condominio, stavano anche Johnny Negro, Erminio, water complottista, Galileo, un teschio volante parlante e saccente, Martin il Caganer, un uomo col culo di fuori sempre pronto a sganciare quella grossa 💩.

E poi Eliseo, calvo,pessimista, uno cui sempre le cose han da andare male…per gli altri. Il Barba,senzatetto che abitava in un barile. (Una casa l’aveva,in realtà,ma ne aveva perso le chiavi…ed erano proprio tra quei peli).

Nel paese di Monte Crosta, tutto andava bene finché qualcuno come il Barba non veniva messo nel barile: allora lo portavano fin sulla cima della via e lo gettavano da un dirupo. Era un modo come un altro per sbarazzarsi degli scansafatiche.

Era da disapprovare, ma ormai l’uso e costume era così.

In questo paese ci stava la fattoria di Milka, una ragazza ucraina intraprendente che aveva fatto società con Manlio Bovi e Gennarina Culacchiella. Conducevano una fattoria con metodo,ad es facendo sempre le stesse cose:

Prendevano le galline e ci palleggiavano e tu le vedevi fare cocò cocò ti guardavano.con occhio Cocò e espressione tra ebete e disperata, straorzando nel dimenarsi, non più giulive.

E Manlio le affidava alle mani del garzone Stanlio che le prendeva e le sbatteva sul tavolo porco, dove venivano spiattellati come dischi sfortunati…e chicken boom chicken bum…cicabum ! Ecco tanto pollo.

Quindi si strizzava tanto latte dalle mucche che si faceva fiumi di bianco per tutto, per fare tante cose dal caffellatte ai dolci.

Ogni paese ha sempre bisogno di tanto latte, checché se ne dica. Quindi servivano tante mucche mu e pecore beeeee per mandare avanti la fattoria. Ogni tanto prendevo un animale e lo roteavo in aria per sfizio.

Tanto per tenermi in allenamento.

La canzone in sottofondo,Cotton Eye Joe.

E via,andava avanti la fattoria e il paese aveva sempre da mangiare abbondante.

Il grano veniva tagliato dagli stessi che lo piantavano, i cugini Budino. Facevano anche il vino. Spremendo uve per ore intere.

Io invece pensavo alle olive.

Tante olive. Chissà,forse più olio si faceva e più il prezzo poteva essere calmierato.

Ma quante se ne doveva spremere?

– L’olio del Sud è buono, ma noi si fa questo di Toscana. E se piace, bene.- dissi, bevendo con gli altri il mosto.

Assunsi una bella sudamericana, Pamela, dalle forme giuste e in qualche punto formosa. E sotto una volta, mi infilai con lei nella paglia e…si surriscaldava l’atmosfera nel fienile.

Ma non ero comunque felice, né realizzato.

Andava avanti il paese, la vita.

Ma non avevo niente di speciale che mi facesse più che contento delle giornate.

FINE

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FilippoArmaioli

Scrivo su Alidicarta e Owntale. Voglio farmi delle ragazze giovani,ma solo se non abitano troppo lontano da Pisa.

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