Esuvia di incontri mancati –
mi chiedo
quanto cuore c’è
tra terra e cielo?
Nell’essere non,
piccolo chicco terroso
abito il posto che mi spetta,
rendo grazie alle benefiche distanze
e aspetto –
ascolto il buio
che mi fonde.
I suoni bestiali
mi giungono da voli lontani
penetrano,
raschiano,
picchiettano le corde vitali
e aprono
grandi fessure
che tengono,
odorano di muschio bagnato.
È foresta.
È terra
che tutto coglie
e accoglie.
Nelle altezze sovralunari
mi faccio velo sottile,
riflesso del sacro natura
e abito ogni incanto fluorescente
e vibro
di una bellezza innaturale.
È nel frusciare,
questo lieve sentire
appena appena
piano piano
ed io
è lì
che devo stare.
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Delicata scorrevolezza. Mi è piaciuta alla prima lettura.
Bellissima composizione complimenti buon proseguimento.