1
In quel ramo del lago di Massacciuccoli, dove il perimetro di quell’arco di semicirconferenza che chiameremo “seno lacustre”(se non s’offendono geografi & nutrici), s’appoggia alle pianure pedemontane, come un fiero fiordo nordico, quasi chiamando le valli a far cono d’ombra, cosicché le loro eco sian ninne nanne atte ad ammansire con voci di natura le inquietudini umane, e l’apatia malinconica bovino-ovina di pecore e buoi, lasciati ore depressi al pascolo:fu qui che scorsi una tizia piena di mestizia, era ridotta una pezza (non credo per la sua bellezza, sarà stata la tristezza…) Era così presa da una noia, che avrebbe preferito star sotto il colpo del boia.
[Farei prima a raccontare senza fare la rima, ma ammetto che non sono una cima: così poi mi pare più bello, per capire questo e quello…]
-E invece no, con le rime sembri solo uno stupido, – mi rimprovera un detrattore, – se tu fossi un poeta, passi, capiremmo la tua esigenza di metrica. Se tu fossi. Ma sei un fesso.Ecco mi hai contagiato: t’ho fatto l’antifona con l’assonanza.-
-Forse ha anche ragione, ma non per questo mi devi trattar…da piantagione. Annaffiandomi d’ insulti, che mi muovan a dei sussulti.-
In quel ramo di lago su descritto incontrai questa donna, giovane ancora, dimessa, ma graziosa quel tanto da tener desta la maschile attenzione; ma beninteso solo se ci si avvicinava, che altrimenti si confondeva con una massa di sciatte figure (le donne del paese) che parevan tutte pastorelle scialbe d’un villaggio stanco. Fu Isolina, una bimba ciarliera, che me la indicò, arrivando fino a lei innocente l’eco mormorata d’una vicenda che direi una delle più squallide e commiserevoli mai udite. Occorse tempo, finché aiutai la maldestra a riporre la spesa che le era caduta dalla sporta (come se fosse Monica Bellucci).Così me n’ingraziai la fiducia. Scoprii così perché lei ch’era chiamata “la bella monachella” viveva come una vedova.
-Vedi,-“la sventurata rispose”,- Uguccione Rodrighi, un pregiudicato, mi vide piacevole al tatto, e volle tastarmi senza mio volere, in mezzo alla pubblica piazza, all’ora di punta.
Era così colluso con ogni cosa che fosse colloidale, così lo temevo, e non reagii. Ma ero già promessa, a Lorenzo Fermi.-
-Della “Fermi gomitoli & matasse”?-
-Con l’omonimo figlio, il padre è vecchio e molle.-
-Ma a farvi il filo fu anche l’altro.-
-Eh, ma a me bastava il pelo che già tenevo!-
-“A voler tanto la lana,si fa star la pecora troppo al freddo ignuda”, mi verrebbe da proverbiare! –
-Noi donne si sta pure, giovani, coi vecchi se han la borsa piena di banconote, perché se tengon solo monete facciam presto a finirle. Bene, ma si diceva altro…ah, che io già quasi moglie piacqui al depravato signore “che ancor mi si rinnova la paura”…E che fece? Bastardo. M’avvicinò per promettermi un’assunzione che m’avrebbe salvato pancia & onore.-
-Mica male.-
-Tutto male invece, mi fece fare la lavandaia per vedermi le natiche, piegata, e scorci delle puppe.-
-Le tenete gonfie e belle!-
-Grazie.-
-“Son sorelle vedo e pure gemelle!”-
-Isolina & Guendalina?-
-No: le tette vostre! -dissi e non so dove mi venne questa baldanza e quella canzone spudorata che canticchiai: “son tutte belle le tette del mondo, a mettervi dentro il viso ci starei sì giocondo”!…
– Mi chiamo Lucia. Ma a che mi servirebbe anche se scoprissi di essere parente di Fedez?-
-Lucia?-
-Tecla Nilde Iole Nunzia Lucia. C’ho i nomi delle mie tre zie trapassate oltre al quarto, e il cognome è quel che è…-
-Accidenti all’anagrafe!-
2
Lorenzo intanto era entrato in una banda nemica di Uguccione e dei suoi “Bravi”:i “Bancattivi”, “cattivi attivi nello svaligiare banche”. A partire da porte e finestre. Intendeva far fuori chi gli negava le sacrosante gioie del talamo, e certo che aveva ragione. Al frate che gli consigliava di desistere, Fra’ Cristoforo, disse:
-Ma se anche lei prima di vestire il saio ha massacrato Alvise Chiurlo per il suo aver sbirciato tua sorella che coglieva margherite?,- lo attaccò (lo ammetteva, con enfasi e tono che lo faceva parere come Rocco Papaleo…)
– Vi ho intravisto della malizia: lei stava china…-tentò di giustificarsi, assai debolmente.
Agnese (nonostante il suo nome significasse “pura”) era un’ ex prostituta e consigliò alla figlia come far contenti due uomini, senza prender marito. Ma lei era onesta. Non come Renzo, che a sua insaputa andava a trovare Gertrudina. La giovane era stata rinchiusa in convento quasi per una scommessa scellerata di chi essendo parente si arrogava il diritto di scegliere per lei quale fosse l’ambiente e il tipo di vita migliore per il suo futuro. Un vero e proprio delitto familiare. Lei aveva una carica erotica da far erompere, tenuta troppo tempo racchiusa nel grembo infelice. E Renzo ne approfittava, un po’, ma non conosceva a fondo la storia di lei, altrimenti non se la sarebbe sentita. Il fatto era che non combinando niente con la promessa…aveva voglia di “fessa”(sia nell’accezione di “stupida”, che di “fica”!) La Gertrudina successe che l’avevan vista pomiciare al mare e i parenti bolognesi avevan detto: “o ti fai monaca, con la tonaca, o diranno…che ti han intonacato la mona!” E così entrò in un castellaccio (detto convento, che finché gradì chiamò Castelluccio) dove assai più presto di quel che sperasse si ruppe le scatole. Quindi si fece trovare a lesbicare con una levatrice, Peppinella (detta Pepa, perché tutti monaci e frati vedevano fiction e telenovele sul megaschermo
del refettorio e andavano matti per “Il Segreto”); questa andava a incontrare fra’ Prepuzio, o perché era il suo confessore o perché era il suo amante. Con l’ausilio di questo scandalo poté liberarsi, affrancandosi da doveri e imposizioni mai voluti.
-Oh Renzo, perché sei tu, Renzo? Sai quel che “penzo”? Che una rosa con altro nome è sempre la stessa cosa…-
-Dici? Se si chiamasse “squacquera” non mi verrebbe di regalartene una.-
-Così, se mi chiamassi “Scema”, e non solo in questa scena, vuoi dire che non mi vorresti?-
-Sì. Ma se invece ti chiamassi che so, “Cacca”, forse mi darebbe noia.-
-Siete voi uomini attaccati così tanto a cose effimere?-
-E tu ancora studi teatro?-
-Sì, lo vedi bene, ma queste battute che mi hai fatto improvvisare…-
-Fammi far rima:”…lasciano a desiderare? “-
-No, fanno cacare!-
Era carina, tipo la Mezzogiorno ai tempi de “L’ultimo bacio”. Ma a volte pareva Monica Lima: sempre carina, ma ironicamente graffiante.
-Sempre in “-are”, non cambia rima.-
-“Ma è o’vero, s’i accussì scèm’?”-
-Hai anche parenti napoletani?-
– Ripassavo De Filippo.-
-“Napoli milionaria”?-
-No, “Filumena Marturano”: in un episodio poi tagliato, quando Don Dummì vuol regalare le pastarelle a tutti i guagliuncelli dei vicoli, e viene preso per pazzo rincitrullito. Tengo un manoscritto originale.-
-Sará…Sei acculturata.-
-Preferirei essere “nel cul turata”…ma per oggi abbiamo già dato abbastanza…-
Più di tre volte (un missionario classico, un 69, e un’incursione in luogo insolito) era meglio di no. Per non strafare.
-Lo so, tu vuoi tenere le tue “cartucce”pronte per la tua Lucia Mondezza…-
-Mondella…-
-Mondella se fosse bella, ma è una schifezza quindi Mondezza.-
-Se lo sai te. Io con voi donne non ci capisco niente.-
L’Innominato era un pervertito che seduceva le donne in cerca d’amore per poi fuggire fatti i suoi comodi, famigerato in città. La Lucia per riavere il suo Renzo promise a questo tale Innominato di andare a letto con lui, mentre…a fra’Prepuzio disse che nella camera era avvenuta…un’epifania del Padreterno medesimo, proprio Esso, in persona…Non proprio in persona, ma esso esso…Il primo non trovò chi cercava e andando in bianco si infuriò; il secondo trovò in effetti Dio, ma era più brutto di come se l’ era figurato, cioè tipo Jeff Bridges nel “Grande Lebowski”(deluse aspettative ch’eran colpa di una volta che quasi era in estasi, o era in trauma gastrico da postumi di peperonata, o da razione spastica all’hashish nel brodo di fra’Elio l’ Erborista…).Poi Prepuzio era in realtà ateo, aveva avvicinato la chiesa per ottenere una circoncisione gratuita, spacciandosi per rabbino; quindi vi era restato, non interessato
davvero all’ebraismo, per campare senza andare a lavorare. Insoddisfatti per mancanza di figa disponibile e di misticismo estasiante, Innominato & Prepuzio fecero la prima cosa sensata che gli venne in mente: si misero uno accanto all’altro, guardando entrambi di fronte a sé…e ballarono “Gangnam Style”. Passò proprio in quel momento la Madre Superiora mentre in coro gridavano”Ehi, sexy lady…”
(Non svenne, ma chiamò un presunto esorcista, Don Zucchero, al quale non seppe che dire, vergognandosi di descrivere le parole audaci degli urlatori, così lo ringraziò, si scusò e mentì dicendo che il Diavolo così com’era venuto se n’era andato, presumibilmente in un calorifero o nella canna fumaria in cantina;dove non gli fu permesso di accedere a constatare, perché non vedesse quanto vasto era il campionario enologico dei barili di “santa” madre-chiesa). Però intanto con l’escamotage illusivo-seduttivo la Lucia aveva sottratto all’Innominato, maestro massone “Illuminato”, una carta preziosa che prospettava… i primi luoghi da dove sarebbe partita un’epidemia! C’era indicato il suo paese! Così si rassegnò a perdere sua madre Agnese, che non aveva tempo, modo e mezzi per sottrarla al lazzaretto. “Tanto è il posto che fa per lei” si disse “è una lazzarona …”
Quindi arrivò la peste, forse dalla Cina. La gente veniva colta da febbre (era febbraio…), spasmi, talvolta emottisi.Presto furon tanti i caduti dal morbo che a fianco alle strade, dopo un saluto di uno o due parenti, venivano infilati in un saccone nero della Nettezza, tessuto in Mater Bi perché non esalasse inquinanti, e in una pira lo cremavano a cielo aperto. (Come pochi anni dopo si fece in India, per un altro evento similmente globale e infausto).
Quelli che davano fuoco ai mortacci nostri erano dei cretini sottopagati, che per dei danni a una fabbrica di bombole di elio, si riempivano i polmoni di gas e si divertivano a improvvisare commiati funebri con una vocina in falsetto, ridendo anche sfrontatamente per l’effetto esilarante. (Omaggio per cui meritavano il linciaggio, ma ormai il parente,come detto, era assente…)
Quante volte Renzo gridò “Lucia Lucia” per le strade tristi, e lei “Renzo Renzo”, sconvolti, gementi, dementi, e tementi il peggio!
Si ritrovarono però e si sposarono.(Il Rodrighi era stato ucciso o da Renzo o da un altro dei “Bancattivi”). Pino Abbondio e Pina Perpetua, un seminarista e una colf, fecero loro da testimoni. Li conoscevano appena, ma gli altri amici non ce l’avevano fatta. Io pure fui invitato, ma preferii prima fermarmi a vedere un siciliano che suonava uno scacciapensieri, poi una vedova che si tolse i vestiti per strada nel dar di matto, e poi seguendo Guendalina che si alzava la gonna per imitarla, volendo vedere se putacaso mi volesse adescare, finii a casa delle sorelle e sentii Isolina. Stava cantando una canzone di Nada.
Quindi mi vergognai della mia mancanza verso i tribolati Renzo e Lucia, e per la vergogna non volli più incontrarli, i promessi sposi.

Ironico e divertente, ma a volte un po’ troppo difficile da leggere e da seguire
Spunta sempre il tuo lato ironico, testo molto bello, buona serata.
Grazie. Molte scene sono anche nei Promessi Sposi, di cui è la parodia.Don Rodrigo e i bravi, la monaca di Monza, Fra Cristoforo, l’Innominato e la peste. Isolina prende invece nome da un personaggio di I.Calvino.