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Quella sera, o meglio era tardo pomeriggio, entrai nel mio solito bar. La luce del giorno che stava per finire mi rimase per alcuni istanti negli occhi, prima che la viscida penombra che avvolgeva l’interno mi svelasse i suoi più arcani segreti. Come prima cosa vidi Hans intento ad armeggiare sul piano di marmo del bancone con una spugna così logora da aver perso la sua consistenza iniziale. Il cencio non lasciava nessuna scia umidiccia, e Hans la agitava come se il suo scopo non fosse quello di pulire quanto piuttosto quello d’eseguire un elaborato rituale si sopportazione. Volsi lo sguardo nel posto in cui Prospero stazionava normalmente; era vuoto.

“Non è venuto oggi Prospero?” Chiesi a quel marcantonio tatuato che fingeva di pulire un bancone già più liscio della sua testa rasata.

“Come no, ogni santo giorno viene qui la mattina presto e rimane finché non lo butto fuori a pedate,” poi aggiunse, con un sospiro “e oggi non ha fatto certo diversamente”.

Di nuovo mi voltai e, come per miracolo, eccolo seduto al suo tavolo, il bicchiere tra le mani e lo sguardo assorto. Mi avvicinai e mi sedetti, come avevo già fatto altre volte. Mi guardò, lo guardai, ci guardammo…e non disse nulla. Era il segnale dell’accettazione, come fa un lupo alfa nei confronti di un nuovo arrivato nel branco.

“Dov’eri prima, che non ti ho visto?” Esordii.

“In bagno, a cambiare l’acqua al fagiolo. Oggi è il giorno mensile che dedico alla disintossicazione dal vino. Per purificare le mie reni malandate il dottore mi ha detto di non bere vino ma molti liquidi, così, per oggi bevo solo birra. Ma l’effetto collaterale è che mi scappa da pisciare ogni cinque minuti”. Poi aggiunse, con lo sguardo di un martire davanti all’ascia del carnefice. “D’altro canto si sa, per curarsi bisogna fare dei sacrifici, e io alla mia salute ci tengo!”

 Taccio, pensando a quali altre sorti di terapia quest’uomo possa adottare. Adesso però è lui che mi fa una domanda. Prima però starnutisce un paio di volte, poi va in bagno e torna dopo cinque minuti, con la mano destra umidiccia. Se l’asciuga passandola tra i pochi capelli rimasti, o forse è solo un gesto involontario. Non so. Ma il suo viso è più sollevato adesso, come quello di un neonato che ha appena fatto la pupù nel pannolino.

“Tu che lavoro fai?” Questo mi disorienta, abbasso lo sguardo come se avessi appena squartato quel maledetto gatto della mia ex moglie e lei mi avesse trovato con le interiora fumanti nelle mani. Non che l’abbia fatto davvero ma molte volte ne ho avuto la voglia.

“Faccio lo scrittore”. Il suo sguardo cambia lento, come se la sua mente stesse metabolizzando la mia risposta tramutandola nelle proteine necessarie per l’ulteriore, penosa, domanda.

“Poesia o prosa?” Chiede secco. Ho la netta impressione che dalla mia prossima risposta dipenda la nostra stessa amicizia…beh, diciamo strana collaborazione Do ut Des!

“Prosa!” Dico tutto d’un fiato. Le sue guance si sgonfiano rumorosamente, le rughe intorno agli occhi si stendono e ricomincia a respirare regolarmente.

“E sei bravo?” Ecco la domanda cruciale.

“Mettiamola così, usando una brutale similitudine, se Moravia sta a Pavarotti e la Pausini a Eco, passando per Valerio Massimo Manfredi che è come i Cugini di campagna, ecco io posso somigliare a…”

“Raul Casadei?” Urla felice, tradendo così la sua passione per il ballo liscio.

“Non proprio. Diciamo più che potrei essere come quell’animatore di villaggi turistici sfigato e tedioso che assilla gli ospiti ululando nel karaoke insulse canzoni anni ‘70”.

“Mi piace molto di più la narrazione in prosa”. Svela mostrando la sua birrosa filosofia “Trovo che per la poesia sia necessaria troppa metrica, sia nello scriverla che nel leggerla!”

“??????” (Sguardo allibito) “E tu che ne sai?”

“L’ho letto da qualche parte. Io comunque delle poesia non capisco nulla…perché non devo dire le cose come stanno? Per la maggior parte sono solo inutili lai a una Luna che vede solo il presunto poeta”

“Solo perché tu non riesci a capirle, non vuol dire che non siano dei veri capolavori” ribatto, difendendo fermamente la categoria degli scrittori.

“Se lo dici tu. Piuttosto, adesso cosa stai scrivendo?”

“Le memorie di un vecchio saggio parzialmente rincoglionito dall’alcol”.

 Trama interessante”.

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Alcano
About

Cinquantasette anni e un sacco di e-book all'attivo, scrivo solo per passione e per appassionare, per dimostrare che si è sempre giovani per scrivere.

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