Io sono l’albero.
Affondo da cent’anni le mie radici nella terra.
Ho subito più volte lo strazio del fulmine, il trauma degli scavatori e delle ruspe.
Sono l’ultimo superstite di un grande bosco. Ho memoria di animali che dormivano con me, di innamorati che si scambiavano missive nascondendole nell’incavo del mio tronco, che oggi è troppo alto per poter fungere allo stesso scopo per nessuno.
Conosco la via dell’acqua, ovunque essa sia. La succhio dalla profondità del suolo quando arriva il caldo e quel fresco che posso sempre andare a trovare, lo riporto in alto e lo getto nell’aria a beneficio di tutti.
Io sono l’albero e traggo il mio nutrimento, da ciò che muore sulla terra intorno a me.
Tu mi vedi sempre al mio posto, ma in realtà quanto mi espando nell’aria e quanto sotto terra, è ben di più di quello che puoi sapere.
Io sono l’albero, continuo la mia vita che è anche la tua è quella di tutti.
Io sono l’albero e spesso sopravvivo anche alle tempeste. Magari sparisco dai tuoi occhi, ma poi rinasco perché adattarsi per rinascere è la qualità della vita.
Io sono l’albero e non vedo. Capisco il mutare del nostro mondo da ciò che che mi disturba come da ciò che mi nutre.
Oggi c’è fermento sotto di me e fuori soffoco, il calore è tanto ma non sto bruciando.
È già capitato nella mia vita ma mai così tanto in poco tempo.
Io sono l’albero e ho capito che vi state uccidendo di nuovo, si chiama Guerra e ciò che resta di voi, dopo le bestie, arriverà anche a me.
Vi riporterò nell’aria, vi farò rinascere con me e diventerete fiori e poi frutti.
Io sono l’albero e mi dispiace del vostro dolore che faccio mio perché io sto qui al mio posto e non sono capace di andare via. Ma per voi io soffro, non per me stesso. Anche su di me gravano le fiamme, il tremare della terra, le esplosioni che mi lanciano ferri roventi, ma io sono libero dalla paura costante e dal terrore dell’estremo ultimo istante.
Io sono l’albero e le bombe mi hanno evitato anche questa volta.
Sono ancora qui e presto nell’ordine di un tempo più grande di quanto a voi è concesso vivere, ogni corpo che qui sotto sento lo accarezzo gentilmente, lo abbraccio per proteggerne il sonno. Tutti loro passeranno in me, carne che si farà legno, foglia, fiore e frutto.
Io sono l’albero e anche voi con me, rinascerete di nuovo.
E quando ad un albero viene fatto del male, le ferite compaiono un pò anche su di noi.
Brava, complimenti.
Parlare di cose tristi
parlando di una cosa
ma non della tristezza.
Si evoca, si accenna.
Tocca al lettore dirsi il
non-detto.
Grazie per aver letto e commentato.
L’unico ricordo dell’infanzia, è tutto nell’abbraccio con un Ficus enorme della mia città, si dice che sia la pianta più vecchia d’Europa…
Sono contenta di averti ricondotto ad un ricordo …spero ti sia piaciuto il pezzo. Comunque grazie per averlo letto e commentato
🤗