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CAPITOLO II
STRETTA DI MANO

6 febbraio
13:30

 

Il rubinetto gocciolava insistentemente, rendendogli difficile concentrarsi.
Lorenzo era davanti allo specchio, le mani appoggiate al lavandino e gli occhi puntati in quelli del suo riflesso.
Voleva davvero provare quella diavoleria? La moneta era sul lavabo, splendida e luccicante come sempre, quasi a volerlo invitare a lanciarla. Ma sarebbe stata la scelta giusta?
Ipotizzando per assurdo che tutto quello che gli aveva detto quel pazzo fosse stato vero, cambiare la propria vita non era qualcosa da prendere alla leggera. Se lo avesse fatto davvero non avrebbe mai più visto il suo mondo, e sua moglie Marisa. Mai più.
Se fosse stato solo per quel suo schifoso mondo o per il suo lavoro di merda non avrebbe esitato neanche un secondo, ma Marisa era un’altra questione. Sebbene non andassero molto d’accordo al momento, lui la amava con tutto il cuore. Non avrebbe mai potuto abbandonarla.

Tuttavia.

Tuttavia c’era anche un altro punto di vista. E se sua moglie fosse stata meglio con un’altra persona? Magari una persona più decisa, che non avesse fatto storie ad adottare un bambino e a darle la vita che si meritava. Sicuramente lei ne avrebbe giovato da quello scambio, dopotutto non pensava proprio ci fosse qualcuno di meno affidabile di lui la fuori, al di là dello specchio.
<< Esatto>> si convinse Lorenzo << Non devo farlo solo per me, lo devo fare anche per lei! Se mi tolgo di mezzo potrà finalmente essere felice>>.
Con uno scatto afferrò la moneta, ma si bloccò. Un’orribile sensazione lo attraversò, come un serpente che gli strisciava dentro il braccio. Era davvero la scelta giusta?

E se qualcuno non meritevole fosse uscito da quello scambio, cosa avrebbe fatto?

Una serie di emozioni negative lo attraversò, come se il suo corpo si stesse ribellando al contatto con quel malefico oggetto. O forse non voleva accogliere un’anima estranea.
Lo sguardo gli cadde sul suo riflesso. Era un uomo come tanti: stempiato, con la pancetta e una barbetta incolta. Gli occhi scuri erano appesantiti da grosse borse, segno del suo alto stress, così come le guance scavate.
Voleva davvero buttare quell’occasione?
Era una persona insulsa, un incapace che non portava niente di buono, ma forse, con quello scambio avrebbe dato un senso alla sua vita. Andandosene avrebbe migliorato il mondo, e forse sarebbe potuto cambiare davvero in una nuova realtà.
Ma avrebbe potuto cambiare anche lì, doveva solo impegnarsi.
Una lieve risata carica di autocommiserazione lo attraversò. Cambiare? Ma non scherziamo. Ci aveva provato, ma non aveva mai funzionato e la cosa non sarebbe cambiata con i metodi convenzionali.
Ma quello non era un metodo convenzionale.

<<Per il mio bene, per il bene di Marisa>> sbraitò, facendo saltare la moneta con il pollice verso lo specchio. Un tintinnio si riverberò per tutto il bagno, seguito da un tonfo quando l’oggetto cadde nel lavandino come un sasso.

E poi…

Niente.

Non accadde un bel niente.

Si portò le mani al viso, ridendo di gusto. Aveva davvero creduto a tutte quelle stupidate?
<< Sei proprio un idiota>> disse a se stesso allo specchio.
Solo che non c’era nessuna immagine riflessa.
Lorenzo indietreggiò di scatto, fissando il vuoto che non avrebbe dovuto esserci.
All’improvviso una figura apparve dall’altra parte dello specchio, guardandolo con aria interrogativa. Era un uomo più o meno della sua età, ma totalmente diverso da lui. Muscoloso, con folti capelli corvini legati in una coda e due occhi verdi magnetici, resi ancora più intensi dalle spesse sopracciglia e dal mento quadrato. Era tutto ciò che avrebbe sempre voluto essere.
<< E tu chi sei?>> chiese lo sconosciuto con voce profonda e graffiante.
<< Sono Lorenzo. Sono qui per scambiarmi con te. Con questa moneta possiamo farlo!>> farfugliò concitato, raccogliendo la moneta e mostrandola al suo interlocutore.
<< Ma di che parli?>>
<< Questa moneta apre una porta tra due dimensioni, almeno penso, permettendo a due anime di cambiare corpo. Tu diventerai me ed io diventerò te. Ognuno di noi potrà sbarazzarsi dei proprio problemi e risolvere quelli dell’altro. Capisci?>>.
L’estraneo annuì, guardandolo senza cambiare espressione, e un pensiero attraversò Lorenzo. Perché mai uno così avrebbe voluto scambiarsi con lui? Non avrebbe mai accettato! Era stato davvero uno stupido a pensare che…
<< Lo farò>> rispose l’altro, interrompendo il suo flusso febbrile di pensieri. << Ciò che è mio sarà tuo e ciò che è tuo sarà mio. Abbiamo un accordo?>>.

La mano dello sconosciuto sporse dallo specchio, come se quest’ultimo ormai non esistesse più, e Lorenzo l’afferrò senza esitazione.

Un giramento di testa lo colse all’improvviso, oscurandogli la vista per un momento. Quando tornò a rimettere a fuoco guardava il suo riflesso nello specchio. Ma quello non era il suo riflesso, era il suo corpo originale. Era successo davvero.
Il nuovo Lorenzo si guardò le mani con curiosità, per poi rivolgergli un sorriso enigmatico.
<< Addio e buona fortuna>>.

Lo specchio divenne opaco per pochi secondi, e poi tornò a restituire il suo nuovo riflesso. Era davvero entrato nel corpo dello sconosciuto, ed era meraviglioso. Sentiva una grinta e una potenza che non aveva mai provato prima, come se potesse fare ogni cosa, e forse poteva davvero.
Abbassò lo sguardo per studiare il suo nuovo corpo muscoloso, e si rese conto di avere qualcosa poggiato sul palmo della mano. La moneta. Lo aveva seguito dall’altra parte.
“ Ma non mi servirà più” pensò, infilandosela in tasca. Ora era una persona totalmente diversa, era… come cavolo si chiamava adesso? Rise di gusto, pensando a quante cose avrebbe dovuto scoprire della sua nuova vita.
A giudicare da come era fatto il bagno e dagli utensili presenti anche l’epoca era cambiata. Probabilmente un tempo simile al rinascimento, e questo lo rese ancora più felice. Avrebbe potuto diventare qualsiasi cosa, un artista, un poeta. O magari lo era già.
La porta si aprì di scatto, facendolo sobbalzare. Un servo smilzo avanzò verso di lui con timore, tenendo la testa bassa. Era vestito di stracci e portava un collare di ferro con tanto di catena che penzolava indolente.
Questa cosa lo disgustò. Probabilmente in quel mondo non era un problema trattare così le persone, ma lui avrebbe cambiato le cose.
<< Padrone, la vogliono alla porta>> sussurrò il servo con riverenza e paura.
<< Grazie, puoi condurmici tu?>>
Lo schiavo alzò gli occhi increduli, rivelando un volto tumefatto, come se fosse stato picchiato di recente, per poi abbassare di scatto la testa, terrorizzato.
<< Mi scuso per averla guardata in volto. Mi segua>>.
C’erano parecchie cose da cambiare in questo mondo, partendo dalla sua nuova casa.

Una signora casa in verità. Più una reggia per essere precisi.

Quella residenza era enorme, piena di corridoi e stanze tenute a lucido e decorate con statue, arazzi e chi più ne ha più ne metta. Era fantastico.
“ Sono un nobile adesso” pensò Lorenzo con occhi sognanti, mentre guardava ogni minimo particolare con gioia crescente.
Senza neanche accorgersene si trovò in cima ad un’imponente scalinata che conduceva all’atrio principale e all’ingresso. Spessi tappeti rossi ricoprivano gli scalini, e un enorme lampadario in cristallo pieno di candele spente pendeva sopra la sua testa, donando ancora più regalità a tutto l’ambiente. Scendendo con calma, l’uomo nuovo assaporò il momento, sentendo che ogni passo che faceva lo avrebbe portato alla grandezza.
Arrivato davanti all’enorme portone di legno, lo schiavo fece scivolare la spessa trave orizzontale che fungeva da serratura, aprendo uno spiraglio per farlo uscire.

Lorenzo uscì con sicurezza, trovandosi davanti un drappello di soldati in uniforme con in mano tozze lance decorate. In testa a quello spaventoso manipolo c’era un ometto calvo vestito di tutto punto, che lo squadrò con sguardo severo.

<< Lord Parael, la dichiaro in arresto>>.

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ArtieChaste

Ciao, Sono Arti. Ho l'hobby della scrittura e del disegno fin da bambino, e ho deciso di mettermi alla prova. Puoi trovare i miei disegni su Instagram (artie_chaste)

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