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Oltre a Caramello di Elettra Lamborghini mi son trovato a sentire una canzone  carina uguale e forse di più.

Faceva così:

Enróllame así
Con azúcar en polvo, endúlzame
Y es que tú eres mi rey
Qué lindo eres tú, eres mi bebé
Mi bebito Fiu Fiu
Caramelo de chocolate
Empápame así
Como un pionono de vitrina
Enróllame así
Con azúcar en polvo, endúlzame
Y es que tú eres mi rey
Qué lindo eres tú, eres mi bebé
Mi bebito Fiu Fiu
E mi ricordai di una bella storia che ora vi racconto.
C’era un tempo in cui Marcellino Mandorlato, detto a presa di culo Balocco, andava spesso al
Duomo di Pisa e questo era perché qualcuno lo mandava “in domo”, cioè lo mandava affanculo affettuosamente in dialetto, e lui prendendo alla lettera andava in Piazza dei Miracoli.
Rovistava nei bidoni della spazzatura per vedere se ci fossero delle patatine del MacDonalds là vicino, che se erano calde secondo lui erano ancora buone.
O dei tranci di pizza lasciati dai giovani, che erano soliti non finire tutto quello che acquistavano. Certo faceva schifo che uno andasse a ravanare nel sudicio, e che addirittura si cibasse di ciò che ci trovava. Ma Marcellino (che, badate bene, non era scemo, pure se per
molti lo era), a lui non importava. Sarà che gli piacevan tanto quelle giornate di
sole, che tutto gli andava bene. Ogni spicciolo che gli avanzava, lo metteva in un barattolo, perché voleva comprare un apparecchio elettronico per l’amica Guendolina, che soffriva spesso
per battutacce che sapevano di bieco abilismo. Per lui lei non era una disabile, ma per la sua situazione sanitaria eccome. Non poteva far niente senza posarsi sulla sua sedia a rotelle. Tranne sdraiarsi sul letto, dove si crede che fissasse il soffitto, perché non c’era molto altro da fare. John Walkup aveva inventato questo attrezzo che poteva far alzare le persone paralizzate, con supporti leggeri che permettevano loro finalmente di camminare. Non era
stato il primo, ma questo suo era davvero molto più leggero: così era come se la persona dovesse indossare uno zaino, neanche tanto pesante. Questo piccolo incomodo sarebbe
stata l’unica differenza tra una persona così e una sana. Mal di poco. Peccato che non costava poco, e Marcellino doveva o andare a lavorare o a cercare donazioni per poter raggiungere la cifra. Come gli sarebbe piaciuto vederla sorridere, librarsi nelle stanze,
e camminare per la città! Prima di conoscere lei, non sapeva che esistessero delle vite così.
Fortuna fu che incontrò la “Banda dei Pisani e de’ Livornesi”. Dei grulli.
C’erano:
1)Cecco Quaglia, di San Miniato;
2)Biagio Pecorazzi, di Rosignano Solvay.
3)Mario Fantossi, di Pisa
e 4) Fulvio Emanueli, di Livorno.
Cecco petava come uno che nel culo avesse un’artiglieria ben armata.
Faceva scorregge varie che ricordavano sia le arie che si han dentro (odorose o
quasi inodori), loffe aromatiche (tipo che secondo cosa mangiava si sentiva l’odore della pietanza, che gli aveva fatto in corpo la danza. . . ), e petoni bomba tipo la peta atomica,quella a razzo e la “Kalashnikov”, che non aveva mai voluto fare in presenza di amici perché
a suo dire poteva risultare davvero letale, ed era riservata a stronzi da punire o quasi accidentalmente da far fuori proprio. Biagio pisciava fiumi di pipì sia giallissima che limpidissima, e poteva ridare acqua a torrenti in secca.
Mario cacava in modo artistico, nel senso che aveva istruito dei cacatua, delle are, un barbagianni
sonnacchioso, quattro allodole e due gazze (che non si capiva che gazzo ci
facessero. . . ) e questo team di volatili gli scolpiva la cacca fatta rigorosamente per terra. Solo noi sapevamo
era tutta farina del suo sacco (ossia merda del suo culo) e occhio a non dirlo a nessuno che se no passa i guai. Si dice che spesso la gente stava a guardare la scultura a terra per
capire se somigliasse a una forma nota. I più trovavan somiglianze con le sagome delle nuvole in cielo al
momento, ma erano i più fessi tra certi romantici. Fulvio aveva invece una figlia, Alice, che lo faceva uscir matto. Certo che le voleva bene, eccome. Ma la notte lei rideva facendo delle Live su TikTok e tutti a fare dei meme con il suo nome Fulvio (che aveva dato anche a un pupazzo a forma di koala; così c’era anche il koala Fulvio. . . ) Lei rideva di notte perché le battute dei suoi followers erano tutti incentrati sul
Fulvio, ma non il koala, il babbo! E pensate un po’: lui non è che era incazzato per questo. . . perché non lo sapeva! Lui era incazzato per il tempo che lei passava a ballare per casa, a fare i cavoli suoi, e non rassettava mai la camera. Poi tanti ragazzi con cui stava…nessuno che fosse il
suo ragazzo per più di poco tempo. Fulvio era grande quindi, sui 50 anni, o già 60, non so.Gestiva degli spettacoli in cui Cecco, Biagio e Mario facevan cabaret, e altri show clandestini in cui petavano, pisciavano e cacavano, che rendevano molti soldi,tutti in nero.
(E non perché si fosse agginto un altro tizio di colore, nero in senso fiscale, per
non prenderlo in luogo anale. . . )
Marcellino conobbe questa Banda chattando con Alice, che era una bella ragazza pazzerella con dei capelli belli, con la frangetta. Marcellino fu invitato per un Super Spettacolo.A lui toccò di parlare “in corsivo”. E fece abbastanza ridere. Gli incassi sono andati molto bene e ora Guendalina può alzarsi dalla sedia a rotelle. Certo non può correre.
Però non si può aver tutto dalla vita.
En mis lágrimas te miré
En mis tristezas yo te besé
En mis caricias te dibujé
Sin verte jamás, de ti me enamoré
Cómo ocurrió, no lo sé
Si me lo había prometido una y otra vez
Me aprendí de memoria aquella estupidez
“Es mejor que te amen a que ames tú”
Hmm, vaya la inmadurez, fue casi la inmediatez
En que no pude ni un día más vivir sin ti
Caramelo de chocolate
Empápame así
Como un pionono de vitrina
Enróllame así
Con azúcar en polvo, endúlzame
Y es que tú eres mi rey
Qué lindo eres tú, eres mi bebé
Mi bebito Fiu Fiu
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FilippoArmaioli

Scrivo su Alidicarta e Owntale. Voglio farmi delle ragazze giovani,ma solo se non abitano troppo lontano da Pisa.

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