PIRATI DEL CARRUBE-
LA SFIGA DELLA PRIMA LUNA
1
Gli alunni si disposero in fila, per un treno che sarebbe partito di lì a poco. Berardo si defilò, per fare al suo solito come gli pareva.Seguì una sua vocina interiore,non certo assennata, che gli diceva di camminar radente al muro, per maggiorare la probabilità di non esser notato e ricondotto “all’ovile”. Non aveva affatto voglia né di una gita la cui meta era stata decisa da altri, né dell’autorità dei prof, che avrebbero programmato ogni passo come una marcia militare, facendo soffermare la vista su dettagli “pizzosi”(come le vecchie chiese meno note o i palazzi decadenti),facendo invece perdere scorci estasianti con la scusa della fretta di ripartire per il rispetto di una fantomatica “tabella di marcia” in realtà mai studiata e decisa! E ciò non tanto per il sadico proposito castrante di non eccitar gli animi, quanto per mera misconoscenza di che piaccia ai giovani ( scordato di esserlo stati anch’essi, ormai però in lontana altra “epoca”…)
E non aveva soprattutto voglia di ripensarci. Poteva sì rimediare, prima che fosse tardi.I suoi compagni giudiziosi lo avrebbero aspettato, forse anche amorevolmente, ma non per molto e avrebbe dovuto correre a gambe levate, lui che era più pigro d’un sasso inerte. Aveva già salito le scale numerate, oltrepassato l’edicola presso all’entrata, più grande delle consuete per l’esposizione dei quotidiani esteri e delle riviste forestiere…Aveva udito voci italiane frammiste a quelle di vari idiomi, in un babelico coacervo di lingue disperate, che non dicevano niente che valesse un che. Sperava di non sentirsi appellato da una speaker che, interrompendo la solita lista programmata di località prossime e remote e di orari improrogabili (sebbene spesso poi dilatati, dal dire al fare); temeva che pronunciasse l’accorato richiamo con un’imbarazzante rombo in dolly surround del suo colpevole, stereofonico nome e cognome! Questo no, eh. Doveva far presto, se voleva; però non volle (al contrario della manzoniana monachella di Monza, che voleva liberarsi, ma poi rimase molle…) Lui non corse, non risalì i gradini, non chiamò i prof o i compagni a squarciagola, per avvertire del probo recesso della propria insensata “diserzione”. Non affrontò, dopo una subitanea vergogna della fuga matta, anche l’umiliazione cocente del pentito ritorno del “figliuol prodigo”. Fece qualche passo indietro, questo sì, mentre le torme dei futuri viaggiatori si scontravano con le opposte file degli altri che, toccata terra da poco, erano nel pieno inizio dell’agognato turistico tour.
La prof di scienze Evelina Millenotti aveva discettato di qualche quisquilia, ma non si era potuta dilungare con altre pinzillacchere, come suo solito. Questo perché quando erano scesi dalle carrozze era stato per seguire il prof di italiano, Vitaliano Arconti, un tipo che da un lato sfoggiava un aspetto da “bello dei fotoromanzi” dall’altro era un impacciato occhialuto; aveva voluto chiedere una precisazione sull’itinerario a qualcuno che, pur non essendo della zona, non fosse solo un ignorante passeggero. Aveva rischiato di perdere il treno ( ma anche gli adulti sono cacchioni,non solo i pargoli, i marmocchi e i “piscialletto”, pure i grandi quando ci si mettono fan cazzate).Berardo aveva capito che tutti erano scesi perché si era arrivati, e se tutti stavano risalendo in fretta era per prendere i bagagli;che errore madornale:fu quando uscì dalla stazione che si accorse di non essere a Posillipo, ma a Battipaglia (localitá sfruttata come meta intermedia, “buco” di passaggio per tanti tragitti Nord-Sud). Gli altri avrebbero preso un traghetto per Capri, meta della gita, e si sarebbero goduti il panorama dei faraglioni, e il sole primaveril-estivo di maggio. Lui, nisba, ciccia. Ma se l’era voluto, perché era come se avesse venduto il suo abbecedario per andare a vedere il teatro dei burattini, in un certo senso. Chi è che marina la scuola nel momento della vacanza? Uno che di tutto ciò che è scuola ne ha schifo, ribrezzo e “loia”.
2
-Dire “scuola”per te è come dire “squalo”!,-lo canzonava nonno Antelio Evangelisti , partigiano centenario del “Bar Camillo”, il “nonno del quartiere”, reduce invitto della “52^ Brigata Garibaldi”(staccatosi dal resto del gruppo sul Gran Sasso, per quel che si sa fu uno ritrovato semicoscente in un dirupo in Sud Tirolo, a blaterare a una sparuta capra biascicante e a satollo molosso – spacciato per sanbernardo, che lo aveva rifocillato con un goccio di liquore – sibillini motti filo-monarchici e incomprensibili anatemi vendicativi verso generici “potenti della malora”!…)
-No, è che più che una “sfida” studiare è una “sfiga”.-
-Eh sì, vedi che a far i compiti voi dovete a esser compatiti!…Ma vedrai, il lavoro!…-
E finiva più o meno sempre così:con tutti e due convinti di aver avuto l’ultima parola, per non aver mica sentito l’ultima frase detta dall’altro! Aveva fatto quindi questa idiozia, che poteva bene dire a babbo e mamma di non aver voglia, e restare a casa, per una voce in testa che a suo dire lo avrebbe sobillato.Veniva davvero dalla sua testa…o dall’intestino tenue…o dal crasso…Ma che! Una simil corbelleria stomachevole doveva essere stata una cretineria del duodeno…c’era sì di che rodersi il fegato…e la cistifellea…Ora che era solo Berardo aveva capito in che guaio fosse. Il suo bagaglio, uno zaino alla bell’e meglio accessoriato e imbottito, era sul treno, con dentro il cellulare! C’era la merenda (e dio sa quanto ne abbisognava) e il portafogli col denaro genitoriale che avrebbe potuto fargli acquistare la cena. E c’erano i compagni di scuola, inoltre, e anche se non lo voleva ammettere cominciavano giá nostalgicamente a mancargli (se non altro per del companatico o delle leccornie che avrebbero potuto elargirgli generosamente, magari senza richieste in contraccambio!) C’era da dire che li collegava alla vecchia situazione più favorevole, e si convinceva a credere che non è che li amava, era che era tanto meglio star con loro come prima, quanto brutto star poi da soli, in balìa di chissà che pericoli…un gran brutt’impiccio, che peggiorava quelle giornate ben più che la noia della gita. Sempre che fosse sopravvissuto a un solo giorno così, e non fosse caduto nel baratro più nero, senz’appiglio d’altrui aiuti…Si immaginò allora come una pianta dai bei colori, un rigoglioso virgulto fiorito or ora, ma che nell’arco di un arido maledetto pomeriggio si facesse grigio, spento, secco e avvizzito, senza scampo…cosa che gli rabbuiò ancor più l’animo, già mal messo alla prova;quel tanto però da ben servirgli, per darsi fretta a rimuginar qualcosa d’utile a campare…E un rimedio elementare lo trovò, ma per compiere il dovuto c’era da aspettare. Intanto, camminò fino alla spiaggia. Continuando per quella via, si accorse che qualcosa di grosso aveva occupato la sua destra, oscurandogli la vista. Era una nave! Che incredibilmente veleggiava lieve sui flutti, presso la battigia, in acque troppo basse per permetterlo! Sulla bandiera (che ogni nave ch’ha da parer temibile, terribilmente ne ha una come si conviene!) campeggiavano tronfie un cipollone con sottostanti due cicorie incrociate ( a guisa della bandiera piratesca col teschio sopra la croce d’ossa!) I pirati in città!Che sgherri e loschi figuri si sarebbero visti al timone del galeone ,se lo sguardo li avesse colti! Ma non si vedeva una ceppa!
Il vessillo “ortaggesco” invece svettava furente. La sua vivida presenza setosa era la prova che non era sogno ma realtà (eppure niente pareva realmente vero così sicuramente che se ne potesse esser sicuri). Il bimbetto, mezzo spaventato dalle sue stesse emozioni deflagranti in cuore, provava a dare occhiate per dettagli, ma il sole stronzamente l’abbagliava puntuale, sferzandogli raggi negli occhi curiosi. Era l’ unico che lo vedeva? Tutti avevano il prosciutto negli occhi?PROSCIUTTO PROSCIUTTATO AL CINGHIALE PORCO CON VISCHIOSO UNTUOSO SUGO AL TARTUFO!Ecco cosa la gente aveva negli occhi! Perché là c’ era un galeone vero di corsari o bucanieri, affamati di gloria e affannati dalla boria! Boia che storia.
3
Berardo poteva tentare con un fortuito arrembaggio, avvicinandosi alla riva, inerpicandosi su un muretto, se c’era, o insomma facendo un volo giù per finire sulla coperta, in prora, o sul cassero , in poppa. Ma che stiamo scherzando, si autorimproverò. C’era di che frantumarsi le chiappe sull’osso pubico-sacro, e cadendo male anche uno scrocchio del cranio come noce di cocco, ma con cervello al posto di succo di frutto…Altro che la “Palla Pazza che strumpallazza”, il gioco che comprò per la sorella Elettra, qui a cascare male ci si frantumava sodo,e le cicce non garantivan rimbalzi. C’era però un fare degli occhi che lo spingeva a guardare ancora la nave,un po’per rendersi sempre più conto che fosse una visione vera,un po’per calcolare misure sicure per eventuali approdi fisici che, ovvio, non trovò. Pareva vicina a tratti, ma a ben sgranare le pupille la distanza era paurosa! Se era un miraggio l’apparizione, era un disegno proprio tracciato a regola d’arte. S’aprì una porta e uscì quel che doveva essere il capo-barca…D’ un età tra i 30 e i 40, alto e smilzo apparentemente,ma più rubicondo nel viso e più rotondo nel ventre,una volta trovaticisi di fronte;aveva capelli neri di media lunghezza, tenuti imbizzarriti (come per promessa che i ribelli ciuffi potrebbero anche in futuro esser fatti crescere come una chioma femminile), un sorriso gioviale ben armonico con la bella giornata di sole e un fare pacifico, se non fosse che, ogni volta che prendeva una qualsiasi iniziativa, si muoveva con un guizzo addosso, da spiritato, e in quel concitato “arruffianare” c’era di che aspettarsi di tutto, tipo un attacco (così la sua fama lo faceva paventare, ma a dire il vero non se contava di vittime accertate del suo furore). Come se fosse un Capitan Uncino dinoccolato, ma maldestro, saltò come una molla proprio in quella fetta di marciapiede davanti a Berardo
-Ciao ragazzo! Vuoi vivere delle pazzesche avventure col sottoscritto?-
-No.-
-No? Ma che ti han male suggerito di dire? Si dice sì! Ma che no e no, a me!?-
– Devo andare, ch’ho del mio da fare, mi piacerebbe aver il far niente come lei…mi scusi poi, ma c’è anche che io mica la conosco.-
-Mal di poco, che ora rimedio, e mi presento: son Capitan Brigidino, pirata dal Mediterraneo all’Adriatico, senza lasciar nella pace il Tirreno e lo Ionio!-
-Che allora l’arrestino presto signore, e non vedo io che c’entro. O da me, che vuole?-
-Che vuoi tu, figliuolo. Io vengo mandato dal Vento della Giovinezza a indirizzarti verso un roseo futuro, provvido e verace!-
-Sei forse un aiutante di Babbo Natale?-
-Lavorerei una volta all’anno! Non è forse meglio mai, come mi è d’abitudine? Sempre è da fare ciò che ci è più congeniale, ti pare? Io sono uno che parte quando si mettono i denti dei bimbi sotto i cuscini!-
-Sei la Fata dei Denti?-
-No, e ti devo sfatare il mito che sia una sola, sia che sia lei davvero a pagar moneta.-
-Sarebbe assai poco carina, così tirchia…-
-Le fatine Bricconcelle, del Regno di Pokoz, partono dalle siepi dei giardini, dove dimorano, invisibilmente, e sbrilluccicano scie in volo verso le case dei piccoli sdentati! Quel minuto ventilar d’ali allarma le narici del draghetto Shandi-Landi, che prende ad agitarsi in interminabili giravolte cosmiche! Quindi il suo di vortice risveglia…-
-Hai molte altre storie dentro la tua storia? Ho capito, sai. Sei un senzatetto orgoglioso e ambizioso. Vuoi rimanere fedelmente saldo alla tua nuda terra (più nuda che tua…) ma anche condividere il tuo futuro ben poco promettente con un altro reietto pari tuo. Per non restar l’unico pirla del circondario.-
-Non fa una grinza. Il tuo discorso. Mentre il tempo che perdo con te inesorabilmente avanza e ci copriremo i visi di rughe prima ancora di meritarlo! Ma come farti capire che seguendomi realizzerai i tuoi sogni?-
-Potresti iniziare col pagarmi la tariffa del taxi?…-
Il teatrale tizio seguì il bimbo sperduto per pochi passi, quindi non lo disturbò ulteriormente: saltò giù, e si appese all’albero maestro, scendendo tanto lesto quanto un gattino scivolato dentro un acquario!
(Ci si poteva accorgere in quel frangente che non c’era più niente che navigasse, eppure talvolta c’era luce e altre la stessa ombra come se fosse ancora presente quell’imponente massa, affatto sparita).
4
Sbarazzatosi di quell’importuno impiccione e delle sue estemporanee richieste fuori luogo, Berardo potè concentrarsi sulla noiosa incombenza: doveva tornare alla stazione, sperare che il suo zaino fosse ancora sul treno e che un compagno ladro, uno scherzoso o uno previdente non gliel’avessero sottratto (per tenerselo, o per ridarglielo a suo tempo); che non se lo lasciasse ripartire, per riattendere ancora per molto; che riuscisse a salire, a raggiungerlo, prenderlo e riscendere prima di farsi trovare a bordo e senza biglietto…che vita grama!
Fu mentre andava di nuovo alla stazione, che rivide Brigidino. Era in compagnia di una masnada d’altri tizi appariscenti. E, siccome gli si era avvicinato troppo, per un istintivo moto con cui vi tagliò ogni distanza senza neppur farci caso (come se parte di lui ne accettasse l’amicizia, per un senso d’empatia), il Capitano gli rivolse un saluto e gli presentò:
BENJAMIN FALK – Un mozzo creolo diciassettenne trovato su un isolotto dopo un naufragio, privo di memoria;
NADIA LONA – Una grassa lupa di mare cinquantenne portoghese, desiderosa di tracannare in ogni porto barili di whisky, porto e rum;
ROSINA GOMEZ GONZALEZ & ROSITA PEREZ RODRIGUEZ –
Due gemelle adottate da famiglie diverse, la prima romantica, vissuta in Italia, la seconda più sensuale cresciuta a Barcellona;
EROS PULCI – Sedicente mago,pessimo prestigiatore che trasportava una misteriosa assistente nella borsa, perennemente chiusa (asserendo che fosse ligia ad allenarsi costantemente per un numero di contorsionismo; ma c’è chi sospettava non vi fosse da tempo che lo scheletro!) Così abile nel tirar di lame e nel ficcar di spade ch’era stato visto come utile compare e s’era venduto come brutto ceffo per estinguere un debito contratto pare al Mar dei Sargassi, o alle Molucche.
THAGIL(& PHALDYM) – Un “ninja bengalese” così veloce nel roteare se stesso…che tutti credon trattarsi di due gemelli! Ha fame di tesori sepolti, ma anche fama di non averne mai trovati, e spera di appropriarsi almeno di un turbante e un pugnale per rimpiazzare la sudicia bandana e il rozzo coltellino di cui è miseramente dotato, per essere creduto di una casta più elevata e non più un paria.
MISTER FREAK-ENSTEIN – Un gorilla evolutosi dopo aver bevuto la pozione di un dottore nazista espatriato in Paraguay (per pararsi dai guai, preferendo una vita in una stamberga che qualche ora a Norimberga…) S’è con l’intruglio umanizzato stile uomo-scimmia e ha scelto di seguire la ciurma per fare cose eccitanti come Jack Sparrow e non “citanti”, come Cita di Tarzan.
Fecero tutti un’espressione sconsolata quando Berardo scese senza lo zaino dal convoglio, visibilmente costernato. Freak-Enstein tornò per un attimo scimmia (quasi) e si batté il petto adirato come un King Kong cui fosse caduta dalla mano la Bionda ghermita, a metri dal suolo, spetasciantesi senza rimedio. Eros gli promise di trarlo dal suo cappello, il sacco “Invicta”, senza rifilargli un”Seven” o un “Eastpack”,perché affettivamente non era lo stesso. (Quanto al contenuto in effetti personali, il “money” soprattutto,non garantiva, salvo miracoli laici in extremis…) Certo non era rassicurante che quando provava a far uscire il coniglietto Rufus vi spuntasse inspiegabilmente in sua vece il micio Pallino, o un anonimo topo albino…
5
-Urge una soluzione,- pretese Rosita.
Che si fece? Benché simpatici & ben assortiti, erano pirati con la P di “pirata”(e non con quella di “pietà” o “perdono”). Quindi: scorrerie, assalti, persino un assedio. E ruberie, imbrogli, “sbrodeghezzi”. Alla fine delle cialtronerie, si tornò da Berardo che mogio mogio stava solitario presso un muretto. Col musone, in uggia. Scafato. Gli si chiese di pazientare ancora un po’, poi scintillò l’idea che tornasse a casa con Zacharias, un servo nano che si ripromise di portarlo a casa.
Stanco però di trottare a cavallo su un lento carretto,Berardo volle scendere e proseguire facendo l’autostop. Si fidò del primo che si fermò, perché d’aspetto rispettabile. (O di rispetto aspettabile?) L’unica condizione che il conducente benefattore chiese fu che, non potendo portarlo altrove se non dove fosse diretto, gli andasse bene come destinazione Lacco Ameno.
-Più che bene:sono di Casamicciola,…-rispose quel ragazzo,che fino a poco prima, per 37 minuti,nessun altro accostando, aveva dovuto tenere alzato il pollice come un antico romano, sentendosi un demente. (Anche se si sarebbe sentito peggio volgendo il pollice “verso”…) Non lontano da casa, non gli era andata male. Potevano accopparlo con una lupara, sceso a Trapani o a Palermo. O infilargli un chilo di coca grezza sotto una cintura con un busto a premergli la pancia, arrivato a Rosarno, o a Bari. A Barletta, non sa che gli si aspetta, e piuttosto che ad Agrigento, meglio sarebbe stato un convento. Il Sud era da sempre un luogo aspro e impervio, dal clima ruvido…Ci si viveva bene solo se terribilmente apatici, o con l’adrenalina sottopelle. Macché. Solo luoghi comuni, frutto di atavici pregiudizi geografici, o geopolitici: in realtà gli offrirono anche un buon pasto, a casa loro. Una cecina. Una frittella di farina di ceci che come “oro di Pisa” i Liguri si trovarono sulla nave quando fecero cadere la polvere di legume sull’acqua salata, tenendola a seccare sotto il sole aprico…Questa, più buona di quella antica della Meloria, era fritta ammodino, non “a cazzo di cane”, in modo genovese, alla maniera dei tirchi. Nell’impasto ci stava un goloso ripieno di zucchina tagliata assai minutamente, che gli fu servita tagliata a quadrettini. Una leccornia da chef, anche se non una cena da nababbi.
6
Arrivato a Lacco Ameno, fu chiamato da due ragazze, che lo frastornarono di chiacchiere. Una, Pamela Aquilio, era la figlia di un albergatore, che gli offrì un letto gratuito per le notti a venire. L’altra, Rebecca Spaziani, secca, meno procace ma carina uguale, invitò l’amica a una fontana dove giocarono a schizzarsi l’acqua. Perpetuamente. Lui restò ad annoiarsi con loro, che neanche lo degnarono d’attenzione bersagliandolo, perché doveva a Pamela in cambio dell’ospitalità almeno la sua compagnia. Lui avrebbe preferito seguire i folli pirati, che lo avevano incuriosito con la loro libertà irrefrenabile, e le loro vicende picaresche; ma non poteva salire sul loro vascello incantato perché erano quei personaggi degli esseri inconsistenti come fantasmi, forse immorali e certo immortali! Così sebbene solidi che si potevan toccare, come veri, erano anche evanescenti come effimero lucore di culo di lucciola nei prati notturni…Quante volte Brigidino s’era rotto i denti in malo modo, cadendo o a seguito di risse, eppure la dentatura appariva sempre completa, tranne per pochi minuti dopo la frattura fasulla. Non potendo seguire la ciurma con pieno divertimento, salutò tutti e ciascun fece della sua vita (umana o speciale) un diverso percorso. Anche se Strani e Normali si somigliavan per molte più cose che quel che apparisse.
Era Lacco Ameno un luogo napoletano noto in passato per poche cose, quali una sorta di “consorzio di balie”, una fiorente impresa nel ramo del muliebre colostro, che allattava i figli altrui; un “Sagnatore”,ch’era meglio a dirsi “Sanguisuga”, che traendo il sangue da tagli nelle braccia traeva più d’una volta via anche la vita del poveretto speranzoso di guarigione; e per un romantico rito gastronomico di scambiarsi torroni a maggio tra fidanzati, oltre alle uova pasquali (forse su consiglio del cavalier Condorelli. O di Pernigotti,prima che il suo cacao fosse passato ai turchi. O di Ferrero, prima di badare al boom dei bonbon al cocco…) Invece in tempi moderni non c’era rimasto che il buon vino e il ricco pescato. Berardo si annoiò presto dei racconti d’una contadina che preparava il “piennolo” di pomodori, di un cestaio che vantava le fruttuose esportazioni degli avi di “panarelle” e portabiscotti ( oltre che di borse, cappelli e ventagli).
-Sapevi che il Grande Albergo “Regina Isabella” fu costruito dall’esimio & egregio Rizzoli coi proventi di “Don Camillo e l’Onorevole Peppone”?-
-Quant’è piccolo il mondo…-
-Che vuoi dire? Non vorrai denigrare la memoria del Sor Eccellenza, che ha investito tanto nel nostro territorio, con tutto che si poteva replicare un Vajont…che siamo a un passo dalla Terra dei Fuochi…-
-Volevo solo dire sai quelle cose indiane “buddistiche”…i chakra da aprire per sgranchirsi il midollo osseo nelle vertebre…il karma che se fai una cazzata in una vita ti ritrovi formica in quella dopo… a esser schiacciata da una ciabatta, o uno scarpone. O uno scarabeo stercorario a rotolar palle di cacche…E il Kamasutra? Che uno deve prendere la donna come un pezzo di puzzle, di cui tu sei proprio quello accanto, da incastrare sotto-sopra-a destra-di lato…-
-Che c’entrano le cose indiane che dici con il fatto che è piccolo il mondo?-
-La teoria del cazzo! (Mi sa che è sempre nel Kamasutra…)
Non la sai? Che se una farfalla batte le ali a Pechino…a maggio e a Natale par già d’essere a settembre, ma dell’anno dopo!-
-Sì! Polenta e osei! Teoria del caos! –
-Ah, come a Jurassic Park?-
-Quella.-
-Che se uno cammina presso un centro di ricombinazioni geniche si può ritrovare squartato o divorato da un lucertolone con zanne lunghe come costole di mammut, e zampe piccole (in proporzione) come trespoli handicappati?-
-E dove uno scienziato può chiedere a una paleobotanica…-
-…moglie d’archeologo!…-
-…se “familiarizza col concetto di attrazione”…-
-…per alludere che è una buona da essere ingroppata!…Ah, vedi, allora c’entra il Kamasutra!…-
-Ma perché non t’impicchi?-
-Per il karma:anche il “suicidio buddistico”porta male…male assai!-
-Buon per te, che tieni sempre le parole per far uscire i tuoi pensieri!-
Questo il dialogo tra due giovani, o più o meno giovani, mentre invece poi c’eran anche i discorsi dei vecchi. O più o meno vecchi, che dicevano invece cose così:
-I professori, dovevi sentirli…avevano sentore che si trovassero tali tesori dell’archeologia sotto queste terre, come se ci fosse da trovare una metropoli sepolta…-
– O altri bronzi, come a Riace! Che ci sta da noi?Qualche anfora sbreccata…-
-Sotto questa terra…eh, ma la terra che tremò, ha avuto troppa fretta di tirar fuori ciò che stava nelle viscere.-
-E schiacciare quei nostri poveretti!-
-Sotto le loro pietre.-
-…Tombali…Mentre sognavano morbide tette, si son trovati il duro tetto.-
-Una gran differenza dolorosa.-
-Come fidanzarsi con Manuela Arcuri, e trovarsi sposati con Rosy Bindi.-
-Ah, che orrore! Come la nostra cara cucina italiana:a me che non mi piace il pesce, in ogni ricetta quasi mi si fa trovare le acciughe!-
-Sin dappertutto?Pure nei dolci? Ditemelo, che non mi mangio più i cannoli e la cassata!-
-E mi deperisci!…Non nei dolci, che nei dolci! Però ovunque stanno. Tanto valeva facessero: sale, pepe e aringhe…olio, aceto e acciughe…Così coi pratici contenitori, si tengono a portata di mano. Si prende il mattarello…tah…acqua, farina, lievito…-
– E acciuga!-
-Eh, che schifo però!-
-Ci sarà, la fine del parlar di disastri e schifezze?-
-Anche subito: guarda qui che belle figliole. Ci offre anche del bello, il nostro destino…-
-A ben vedere…guarda che ragione che hai…-
-Eh, quella di ragioni ne tiene due, e belle. Dirimpetto!-
(Qui le voci dei primi due son già voci di tre o più, con gli accodati, prima muti poi arguti. )
-Son belle come frittelle!,- iniziò il primo, e via con le rime!
-Leggiadre:com’era la madre!-
-Graziose, come sciantose!-
-Ognuna carina, come una sgualdrina!,- disse l’ultimo, ottenendo con l’ infelice paragone gli sguardi trovi di chi disapprovò, ma anche le risate d’altri, e una confortante pacca d’un buontempone par suo, che comunque l’invitava a defilarsi.
Uscito di scena uno, gli altri poi continuaron a dir fesserie.
-Quello che ha parlato d’una prostituta, non lo vogliamo alla luminaria della Restituta!,-disse un altro cretino, credendo forse di far ridere.
Si ostracizzò lui per l’insolenza, l’altro peccando solo di perdonabile ingenuità.
7
Berardo era insofferente e si chiedeva che gli dovesse fregare dei paeselli; c’era voluta tanta pazienza e sacrifici per trasferirsi dal Rione Umberto I, da una baraccopoli a una casa decente, seppur modesta, e questo non gli faceva venir voglia d’altre storie. Berardo avrebbe voluto andar per negozi, o giocare al minigolf, ma il pensiero della famiglia lo preoccupava, così ancor di più lo angosciava l’immaginare i suoi tesi in attesa per lui. Così prese ad andare a piedi a casa. E si fermò solo per un evento non programmato: il Concorso Miss Ischia!
Volevano invitare il ragazzo a provare le acque termali, ma lui rifiutò perché sapendole dette “radioattive” non si fidava della salubrità iodata…Quelle belle ragazze lo rallentarono nel proposito di rincasare. Tutti le guardavano, tanti le fissavano. Ma solo lui non poteva permetterselo. Tutte quelle bellezze all’Arena del Negombo! E tra esse una “dea”, una mora così bella e attraente da attirar tutti i maschi come un orsetto ad un viscoso favo di miele!
Era l’estate del 2005.
I Pirati si arrabattavano per vivere furbescamente tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti. Quel che toglievano rubando lo restituivano al turlupinato con altri doni, così nessuno restava tapino e attapirato.E tanto presto, che nessuna lacrima si faceva in tempo a spargere, rimpiangendo il maltolto.Quest’impegno implicava però molte scorrerie. E mille furti, per mille “debiti”!
EPILOGO
Capitan Brigidino non scelse mai tra Rosina e Rosita, amandole entrambe e lo stesso fu per loro verso lui e sì, forse fu solo affetto, ma mai per altri provarono di più. Quindi tutti e tre furono per sempre insieme, “fedelmente”.
Eros sposò la donna nella borsa, tale Priscilla Dawson, ch’era viva e vegeta.
Mister Freak-enstein tornò scimmia, non essendo più sintetizzata la formula dell'”Antropolone”, il farmaco che lo umanizzava. E’ora il terzo gorilla dello zoo di Dubai. E coltiva sempre sogni umani, come vivere in un grattacielo da Guinness.
Nadia dimagrì fino a diventare una donna piacente. (Come Mery Segneri che dal primo Grande Fratello ai “Fatti vostri” con Magalli è passata da parere una”figlia di Maga Magò” a essere più che carina e parecchio attraente ). Si sposò con un contabile, Amedeo Ruggioni, che seguiva puntualmente il vascello…per tentare di tassare i tesori e la refurtiva! Non la fece felice, come prevedibile, così lei divorziò, ringrassò e rimbruttì!
Benjamin vide Mitsa, la volle ma non l’ebbe. Anche per Thagil, lo stesso. Mitsa infatti è…la Dea della Fortuna Rara, dell’Amore Deluso e della Fertilità nella rotazione delle colture, nel Pantheon d’un popolo sudamericano estinto! Una Dea che gioca brutti scherzi ai maschi per punire il mondo del destino triste riservato alla cosiddetta “Vergine Inca”, che masticò foglie di coca, e poi più niente…
Nel ricostruire con protesi avveniristiche tiroide & corde vocali a Pekko, colpito da Thagil/Phaldym con un assestato colpo detto “Uah Táh- Aduken” al limitare della giugulare, il muto ebbe la voce. La Dea Mitsa gli ha confidato di essere tale, ed è dispensato da starle dietro. E’diventato però logorroico, insopportabilmente, a detta di tutti.
A Berardo una soave compagna di classe gli ha restituito gentilmente lo zaino, che gli aveva tenuto in serbo, perché non cadesse in terze mani. Quando però lui ha chiuso gli occhi e mosso le labbra prominendole avanti, lei lo ha salutato…con un ciao, sottraendosi dall’invito del bacio mimato! Era tornato a casa con certe vesciche ai piedi che quasi eran piaghe, quasi avesse marciato nel Cammino di Santiago!
E’ancora un Berardo languido, quando un ricordo gli fa tornare in mente la Fotomodella dell’Anno, o Miss Ischia 2005.
Finisce di solito “bene quel che finisce bene”.
Ma a volte finisce anche così.
