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La cosa più sconcertante di questa storia è che è vera. Rumori molesti tra fave di fuca. Questo è quanto si potrebbe riassumere in stile haiku raccontando di come dopo una lieve loffa quasi inodore io, Otto Sarciccia, scivolai su una saponetta in bagno e finii con la testa sull’armadietto delle medicine, fracassandolo e facendo cadere i preziosi medicinali di zio Armando. Poiché le medicine erano cadute nel cesso proprio dopo che avevo stra-cacato, certo non raccolsi le pillole del parente dentro lo stronzo in cui si erano infilate, come piccoli siluri in un sottomarino sovietico. La cacca losca mi ringraziò di quel carico non volendosene più andare: mi ero pulito con troppa carta che fece tappo e oddio ecco che sta ancora là, il sottomarino merdoso con un nuovo arsenale lassativo, tanto utile allo zio quanto sprecato a contatto con l’escremento mio.

Mi ero pulito poco il culo e me ne accorsi quando mentre stavo dando l’anello alla mia fidanzata, un monello vide le macchie sui miei pantaloni e non si trattenne dal farlo notare a voce alta:

– Mamma mamma guarda, quello Smile somiglia alla maglietta di Forrest Gump!- Ed infatti avevo un sorriso di squacquerella stampigliato dietro, e Genevieve, la mia lei franco-calabrese, si girò per guardare e credo che se non disse di sì alla mia proposta fu proprio per lo shock anale (non anafilattico). Buttai tutte le mie confezoni di profilattico. Benjamin Prudenzio mi vide buttare i goldoni nella carta e mi disse che dentro c’erano dischi di lattice, e quindi dovevo separare la plastica dalle confezioni. Mi tirai una sega in un vicolo e riempii quei condoms che mi ero ripreso dal bidone. Feci dei gavettoni di sperma e li tirai sia a lui sia alla piccola Agnese, sua figlia che rientrava dalla scuola. Non dovevo lo so ma quando mi girano, mi girano. Quando mi girano eiaculo e produco melma biancastra per riempire palloncini fecondi. E allora è meglio non capitarmi a tiro. Per fortuna mancai di poco la piccola, ma sul selciato c’era di che procreare per un quartiere intero.

Quindi andai a trovare Berenice Seghil, la mia amica sfigatissima che mi consigliò di andare al maneggio. Là rubai il cavallo Osvaldo (poco spavaldo, e non certo prole di Varenne) che defecò per strada e io risi a vedere tutta quella roba puzzolente sparsa per l’asfalto. Mi inseguì Flavio Pizzacara, il ricco proprietario del cavallo, e un poliziotto che aveva visto il rilascio delle interiora equine nello spazio pubblico. Portai il cavallo da un macellaio e vi ricavai tanta carne dolciastra con cui mi curai da un’anemia galoppante che mi era presa e non so come, dato che mangio tanta carne da farmi dare una medaglia dagli Amici della Anidride Carbonica. Mi iscrissi a TikTok mangiando Kinder PaneCioc… Poi? Parlai in corsivo per tre ore e mi scambiarono per un ossesso, invece avevo solo voglia di sesso, ma se non lo facevo adesso era lo stesso, perché sempre ero un fesso, e meritavo ciò che mi era capitato a cesso.

Ancora non ero riuscito a stasare il water così chiamai l’idraulico, che venne con una auto mezzo catorcio che pareva la Ecto1 di Ghostbusters ma messa male tipo auto con annessa nuvola fluttuante fantozziana. Venne e mi risolse il problema, così dovetti pagarlo, ma usai PayPal e dopo con un hackeraggio mi ripresi ciòche gli avevo dato. Però per farlo dovetti sudare sopra al computer per ore. Comunque avevo ripreso quanto speso. E lui se l’era preso nel culo e aveva lavorato gratis.

Quindi sono andato a giro e ho visto un uomo cacare per terra. Era il ricco Jean Maljean che si era comprato la Merda d’Artista di Manzoni e l’aveva aperta. Non so che vi avesse trovato se polvere di merda, pupù mummificata o niente di niente. So che ci mise la sua merda appena fatta e colta e fece risaldare l’opera d’arte così irresponsabilmente martoriata. Piansi per la fine di quell’opera famosa, e decisi di fargliela pagare.

Divenni ricchissimo e arrivai a poter comprare chiunque. Così ogni sua cameriera gli metteva la sua cacca nel pranzo o nella cena. Non la mangiava mai finché ridendo non si spalmò una specie di Nutella che non aveva né cioccolata né nocciole, ma pareva di sì. Mi ero vendicato perché nella vita o fai le cose come si devono fare o non fai niente.

Ero annoiato così mi feci insegnare come suonare strumenti musicali col culo. Le mie scorregge iniziarono a intonare melodie gradite a una élite di melomani caco-coprofili, ossia gente che amava musica schifosa prodotta in modo disgustoso. Feci un duetto con Fedez e uno con Rocco Hunt, poi gli stessi mi pagarono per non diffonderli. Così divenni più ricco ma anche tanto annoiato. Pisciavo sui muri per protesta, ma nessuno mi multava, ero invisibile.

Così pagai tre sfigati. Uno doveva pisciare, un altro vomitare e un terzo cacare. Volevo agire contro questa società che non ascolta. Li arrestarono,ma oggi sono tre politici da 10000 euro al mese.

Andai alla pizzeria di Briatore.

Ordinai una pizza caviale, sugo Besugo, e aragosta che detti a un levriero randagio di passaggio, tenuta la in una doggy bag. Ancora fumante.

Per me due pizze con frittata e PataNegra che piegai e divorai come un calzone. Non pagai e me ne andai.

La sera dopo tornai e presi una pizza patatine fritte e wurstel.

Ancora una volta non pagai. Però le cene mi erano piaciute.Avevo paura del conto salato,eppure potevo permettermelo.

Finii col chiedermi quale fosse il senso della vita. Ci pensai ore, poi giorni. Ma non seppi darmi una risposta.

 

 

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FilippoArmaioli

Scrivo su Alidicarta e Owntale. Voglio farmi delle ragazze giovani,ma solo se non abitano troppo lontano da Pisa.

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