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Il sole non si vede ancora, è giorno, c’è luce, e poche nuvole rosacee al di là delle colline.
Una leggera nebbia avvolge la foresta sul versante settentrionale e sfuma piano piano verso sud diventando una patina di rugiada si posa delicata sull’erba, sui campi, sulle tese in pelle dei cappelli dei due battaglioni. Non ancora uno davanti all’altro.
Non ancora pronti allo scontro.
Respirano la solita aria tesa tanto quanto umida, ma nessuno pensa a tutto questo.
Lo percepiscono ma non se ne rendono ancora conto.
Generali che spartiscono ordini danno la posizione ai loro eserciti come le mani meticolose di due giocatori di scacchi posizionano i pezzi prima di una partita.
Si sentono i cinguettii di usignoli in calore.
Il canto dei galli delle fattorie vicine, si sentono i silenzi di paura e di morte di uomini schierati uno accanto all’altro.
Sguardi pesanti, vigili, in attesa di scorgere la presenza del nemico, quasi impazienti di dare inizio il prima possibile a quella che sarà una lunga e ultima giornata per molti di loro.
Le ruote dei cannoni lasciano scie e solchi profondi sul terreno, così come gli zoccoli dei cavalli.
Il terreno reso fradicio dalla pioggia dei giorni precedenti rende tutto più faticoso, ogni passo è pesante ogni metro che gli uomini dell’impero fanno in avanti è fiacco.
Mont Saint-Jean è ancora lontana, è mattina inoltrata.
I generali fanno strada alla cavalleria e alla fanteria, chi a destra chi a sinistra, così come dall’altra parte delle colline, come se ci fosse uno specchio, in maniera simmetrica proseguivano anche le armate nemiche.
Con una mossa tattica l’imperatore si sposta alle torri del forte, l’arrocco gli permetterà di osservare e dare inizio alla battaglia con tre colpi di cannone.
Tutto sembra procedere secondo i piani, cannoni fanti e cavalieri sono tutti in posizione, i tre colpi vengono sparati.
Si combatte intensamente sui lati della scacchiera, per poi concentrarsi sull’offensiva più importante che è quella centrale.
Mezz’ora di fuoco, fucilieri contro fucilieri, cavalleria a seguito, ci sono ingenti perdite di uomini da entrambe le fazioni. Nell’aria si respira piombo e fango e sangue, si sentono, urla di dolore e sofferenza.
Il nitrito della morte echeggia nelle orecchie di quei giovani valorosi che non conoscevano la parola “disertare.”
Quel che sembrava un piano ben pensato, era stato previsto ed anticipato.
Le truppe della regina avanzavano sul lato opposto sfruttando la discesa della collina, travolgendo le fila di uno dei due generali dell’impero giungendo fino sotto le mura dell’osservatorio dell’imperatore ma trovando pronto il fuoco dei suoi trecento cannoni.
Un battaglione della guardia imperiale, si ritirò in difesa del proprio re, andando incontro alla morte urlando: “viva l’imperatore”. Armate nemiche continuavano ad assediare ed attaccare, tutto si era concentrato in quelle poche caselle nere di fango e rosse di sangue intorno all’imperatore, al quale poche armate erano rimaste, e quelle poche bloccate dall’altra parte della scacchiera.
Erano le otto di sera, e ad uno ad uno quegli eroi cadevano sotto l’ammirazione del nemico.
Quelli che si credevano vincitori stavano per essere vinti.
La giovane guardia finì sotto una tormenta di mitraglia.
Pezzo dopo pezzo, battaglione dopo battaglione, si avventravano sul forte imperiale, allineati e simmetrici, uccidendo e rimanendo uccisi, ma ormai la loro superiorità numerica, aveva la meglio in quella zuffa.
L’adrenalina non gli faceva sentire la fame ed il peso dei fucili ormai quasi del tutto privi di munizioni. Il fumo e la polvere scrocchiavano tra i denti, il rumore di sciabole rimbombava più di spari di cannone, altre ore di lotta furibonda.
Caduta pure la guardia tra le file del esercito imperiale non c’eran rimasti più valorosi, non si inneggiava più all’imperatore ma si gridava “si salvi chi può”.
L’impero è in rotta, mangiati anche gli ultimi pedoni, il re ha poche possibilità di fuga.
Il cielo rimasto coperto fino a quel momento, ingrigito anche dal fumo degli incendi, si aprì e un enorme sole porpora, stava tramontando quel giovedì di morte e sconfitta. Al calar delle prime ombre della sera, scacco matto all’imperatore.

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3 Comments

  1. nothingness
    nothingness

    Per quanto a tratti possa sembrare incomprensibile, mi piace il dover cercare di capire un testo. Il cogliere subito il significato d’un testi o una parola l’ho sempre trovato noioso e poco motivante.
    Grande.

  2. Luisa
    Luisa

    Mi piace, ma lo puoi rendere migliore, ogni tanto si perde la linea temporale
    Gli uccelli vanno in amore. Un usignolo in calore, non mi piace e non credo sia corretto.
    “Il sole non si vede ancora, è giorno, c’è luce, e poche nuvole rosacee al di là delle colline.”????? Che fanno?
    Scrivi per immagini e sono belle, ma devi renderle comprensibili.
    “Il sole non si vede ancora. E’ quasi giorno e la luce colora di rosa le poche nuvole al di là delle colline”,