Corrado rientra a casa dal lavoro sbattendosi la porta alle spalle.
Non è sua abitudine salutare la moglie e la figlia al suo rientro, lo ritiene qualcosa di inutile e stucchevole.
Ha avuto una giornata pesante ed un diverbio con un cliente e tutto ciò non contribuisce a rendere il suo umore meno sgradevole di quanto non sia di solito.
Non sente nell’aria il consueto profumo di cibarie quindi si reca in cucina dove trova la moglie che sta prendendo qualcosa dal frigo.
Sulla macchina del gas non vede nessuna pentola e questo fa salire in lui la solita rabbia incontrollata.
“Tanto per saperlo Marta, ma stasera non si mangia?” urla alla moglie che lo guarda mortificata.
“Ecco, vedi Corrado” e così dicendo le indica una caviglia fasciata “nel pomeriggio ero salita sulla scala per staccare le tende per lavarle ma sono caduta. Gilda ha sentito il mio urlo ed è andata a chiamare il dottor Mantovani, quello del terzo piano. È stato gentilissimo, mi ha fasciato la caviglia ma ha detto che si tratta di un rimedio provvisorio. Voleva portarmi al pronto soccorso perché ritiene opportuno che io faccia delle lastre ma gli ho detto che mi ci avresti portato tu al tuo rientro. Ovviamente non pretendo che tu lo faccia davvero ma questo è il motivo per cui non ho avuto modo ancora di preparare la cena.”
“E per la tua sbadataggine un uomo che lavora dodici ore al giorno, torna a casa e deve accontentarsi di un panino?”
“No, no tranquillo. Farò un piatto di pasta e ti cuocerò una bella bistecca. Venti minuti al massimo e ti potrai mettere a tavola. Il problema è che la caviglia mi fa male e mi impedisce di muovermi velocemente.”
Corrado la guarda con disprezzo. Vorrebbe dirle quello che pensa di lei ma non ne ha voglia, tempo sprecato e se ne va in soggiorno a guardare la TV borbottando tra sé :”A trent’anni non è capace di salire tre gradini di una scala senza rompersi qualche osso…”
In realtà è stata Viola, la loro bambina di cinque anni a farla involontariamente cadere dalla scala, correndo dietro ad una palla ed urtando la scala facendole perdere l’equilibrio ma questo Corrado non lo deve sapere altrimenti se la prenderebbe con la bambina ed un bel ceffone sulla guancia di Viola sarebbe cosa certa.
Quella notte Marta non riesce a dormire.
La caviglia le fa sempre più male, la sente battere ed ogni minimo movimento le procura dolori lancinanti.
Al mattino il pullmino della scuola passa a prendere Viola e Corrado se ne va al lavoro rivolgendo alla moglie un semplice “Ciao” senza preoccuparsi di chiederle come va la sua caviglia.
Ma Marta non ci fa caso, è ormai abituata al trattamento che Corrado le riserva, anzi, il fatto che se ne sia andato senza urlare per il fatto che lei non gli abbia preparato il caffé la fa sentire sollevata.
Alle 8 sente suonare il campanello.
Con fatica si alza dal letto e va ad aprire.
È il dottor Mantovani che è passato per sapere cosa le hanno detto al pronto soccorso.
Vede la sua caviglia con la stessa fasciatura che lui stesso le aveva fatto e la guarda con aria di rimprovero.
“Ma non è andata in ospedale?”
“No…ieri sera mio marito era stanco e non si sentiva bene…”
“Mi faccia vedere.”
Toglie la fasciatura e guarda quella caviglia gonfia e tumefatta.
“Signora qui c’è sicuramente qualche osso rotto. Si vesta e venga con me.”
Il dottore non è particolarmente meravigliato che suo marito non l’abbia portata al pronto soccorso.
Tutti, nel condominio, conoscono il carattere intrattabile, irascibile e profondamente egoista di Corrado che non va d’accordo con nessuno dei suoi vicini.
Marta torna a casa con la gamba ingessata fin sopra il ginocchio.
Nella caduta, si è fratturata la tibia in due punti, dovrà tenere il gesso per almeno venti giorni e restare in assoluto riposo, senza sforzare la gamba.
Marta è spaventata, sa come reagirà Corrado e una delle prime cose che le dirà sarà quella di non dar retta ai medici perché lei non si può permettere di stare sdraiata venti giorni quando la casa e lui hanno bisogno del suo contributo.
E Marta non si era sbagliata.
“Possiamo chiedere alla portiera di venire qui qualche ora al giorno per far le pulizie e andare a fare la spesa. Magari offrendole qualche euro in più tornerà nel pomeriggio per preparare la cena. So che cerca lavori ad ore.”
“Ed io dovrei spendere almeno venti euro al giorno perché tu possa stare sul letto o sul divano a vedere la portiera che fa le cose al posto tuo? Tutto questo perché sei maldestra, un vero disastro.”
Alla fine, su ordine del dottor Mantovani, Corrado è costretto a cedere ma la sua rabbia è palpabile, visibile in ogni sguardo che rivolge alla moglie, in ogni sua parola.
Una mattina, Giusy, la portiera, vede Marta particolarmente avvilita.
“Gliela sta facendo pesare vero signora?”
Marta non ha mai parlato con nessuno del modo in cui viene trattata dal marito, del fatto che lui sarebbe capace di essere violento con lei e anche con sua figlia.
Ma quella mattina Marta è come una pentola a pressione a cui abbiano tolto la valvola.
È davvero stanca dei soprusi, dell’egoismo, del fatto che non nasconda il fatto di sopportarla appena. Il suo non è più un matrimonio ma un inferno nel quale lei si dibatte per amore della figlia. Se non ci fosse stata Viola sarebbe fuggita da tempo.
Si sfoga con Giusy, una signora di mezza età che potrebbe essere per lei quella mamma che non ha più da tre anni.
“Non capisco davvero come lei faccia a stare ancora con un uomo così. Maltrattandola in questo modo, oltre a renderle la vita impossibile, la sta privando della sua dignità. Se ne liberi Marta, riprenda in mano la sua vita e ricominci tutto daccapo insieme a Viola e lasci che lui se la sbrighi da solo. Mi scusi se le parlo così apertamente ma lei sta accanto ad un uomo meschino, che non la protegge e tantomeno le dà amore. Un uomo che pensa solo a se stesso e ad ottenere quel che vuole con la violenza verbale e fisica. Scommetto, infatti, che qualche volta l’ha anche picchiata, vero?”
Marta si morde il labbro inferiore, vorrebbe non rispondere, tenere nascosto quello che vive ogni giorno, ha vergogna di confessare che si è rassegnata a vivere con un uomo simile, che è così debole da non avere la forza di reagire.
“Sì succede a volte, soprattutto quando beve qualche bicchiere di troppo.”
“Oh cielo! Fosse capitato a me un marito così gliela avrei fatta pagare con gli interessi.
Marta, guardi in faccia la realtà. Lui le sta rovinando la vita e lei ha solo trent’anni ha una vita davanti a sé, non la getti via, sua madre, da lassù, non avrà pace finché lei resterà a fianco di un simile animale!”
I giorni passano, le conversazioni quotidiane con Giusy vertono quasi sempre su Corrado e Marta ha molto tempo per pensare ora che è costretta all’immobilità.
Giorno dopo giorno inizia a vedere le cose in maniera diversa, prende contatto con la realtà, quella realtà che si è sempre sforzata di accettare come qualcosa di ineluttabile ed il rancore nei confronti del marito cresce ogni giorno di più fino a diventare odio, un odio allo stato puro, scevro da qualsiasi sentimento residuo.
Ripensa a quanto lui la denigri quotidianamente, risente il dolore degli schiaffi, dei calci sugli stinchi quando lui, ebbro e privo ormai di qualsiasi freno, si scaglia contro di lei per placare le sue frustrazioni.
Ed il suo odio cresce, le divora anima e cervello, le fa provare repulsione anche se lui involontariamente la sfiora.
Corrado ha tre passioni: il cibo, il vino e il sesso.
Marta si è ristabilita, ha tolto il gesso ed ora sente solo un po’ di fastidio quando cammina.
Ha preparato una cena molto speciale per Corrado ed ha apparecchiato la tavola con cura.
Lei indossa un abito che mette in risalto la sua figura snella e femminile ha lavato i capelli acconciandoli con morbide onde che le sfiorano il viso.
Corrado è tornato.
Sbatte come al solito la porta poi, sentendo quegli odori così invitanti, va in cucina dove trova una tavola imbandita piena di pietanze diverse, così abbondanti da poter sfamare tutto il condominio.
Guarda la moglie e non può fare a meno di lanciarle un’occhiata piena di ammirazione.
“Vai a lavarti, io ti aspetto qui.” dice Marta con un tono di voce stranamente sensuale.
Pochi minuti dopo Corrado è seduto a tavola e Marta gli svolazza intorno accennando anche qualche passo di danza e facendo roteare l’ampia gonna leggera che le scopre leggermente le gambe.
“È tutto pronto come vedi quindi abbiamo un po’ di tempo per noi. È da quasi un mese che non assaporo la tua pelle ma non vorrei farlo nel solito letto ma qui, in cucina. Tu lasciati andare, chiudi gli occhi ed avrai un po’ di cibo mentre io avrò un po’ di te. Sesso e cibo sono un connubio perfetto.”
Corrado è sbalordito ma anche terribilmente eccitato per questa inaspettata iniziativa di Marta.
Chiude gli occhi come lei gli ha chiesto e in un attimo si ritrova con la braccia dietro lo schienale della sedia e con i polsi serrati da delle manette.
Lei fulmineamente si piega e gli lega le caviglie con una corda poi prende una molletta d’acciaio e gli tura il naso.
“Quanto mi piaci così, bastardo!”
Un brivido corre lungo la schiena di Corrado. Non sa quali siano le intenzioni di Marta ma di certo non sono buone. È costretto a respirare con la bocca ma ben presto anche questa gli viene chiusa da un grosso imbuto con un largo gambo finale nel quale Marta inizia a versare mescolate di zuppa poi taglia gli spaghetti in piccoli pezzi e versa anche quelli nell’imbuto accompagnati da un intero bicchiere di vino rosso.
Corrado è costretto ad ingoiare ogni cosa le versi Marta, tutto tagliato finemente in modo che possa scendere con facilità nel suo esofago ed insieme al cibo lei continua a versare bicchieri di vino.
Dopo oltre mezz’ora, tutte le vivande che Marta aveva preparato, si trovano nello stomaco di Corrado che, ormai paonazzo, respira con difficoltà.
Quando lei è certa che il suo stomaco sia dilatato dall’eccesso di cibo, tira fuori dal freezer una bottiglia di vino bianco ghiacciato e la versa interamente nell’imbuto che lui ha ancora in bocca.
Un bottone salta dalla camicia che ha indosso Corrado mentre, di colpo, lui perde i sensi e cade con la faccia nel piatto.
“Una forte indigestione aggravata da una bevanda ghiacciata che ha provocato una congestione gastrica. Tutto ciò ha causato uno scompenso cardiocircolatorio ed il decesso.”
“Oh quante volte gliel’ho detto questa sera, mentre eravamo a tavola, che stava mangiando troppo! Quando poi ho visto che prendeva una bottiglia dal freezer di vino bianco ghiacciato ho tentato di toglierla dalla tavola ma lui non mi ha dato ascolto. Ha detto che aveva mangiato troppo ed aveva una gran sete. Ha bevuto tutta la bottiglia quasi d’un fiato! Del resto mio marito è sempre stato un gran bevitore, non ho pensato al peggio, solo che potesse vomitare, al massimo.”
Il medico legale guarda la giovane donna affranta :”Non se ne faccia una colpa. Suo marito non si è saputo regolare. Possiamo dire che se l’è cercata.”
“Già, è proprio così.” dice Marta con un singulto seguito da un profondo sospiro. Di sollievo.

Che finale! Originale e giustamente macabro. Non me lo aspettavo.
Avrei lasciato più spazio ai dettagli, alla situazione che Marta è costretta a sopportare, ma visto il finale super interessante, la velocità con cui ci si arriva è forse azzeccata.
Un saluto