Se andate nel paesino di Roccafratta, troverete un gran casino di robe tutte spetasciate.E’ un paesino vicino Pisa, ma parecchio su sulle montagne. Là ci abita Pandora Tondina, una ragazza cui feci colpo e che stavo andando a trovare per passarci una settimana insieme.
Ma ci fu un contrattempo perché incontrai Saverio Zeppola, un tipo che amava raccogliere per terra la spazzatura per ripulire le città. Mi coinvolse ed in effetti trovai anche io divertente pulire il territorio. Quindi mi misi con lui a prendere lattine, bottiglie e altro da terra, mettendo tutto in dei sacchi, per poi conferirli dove di dovere. Nessuno ci ringraziava mai di quel che
facevamo. Diciamo anzi che nessuno si accorgeva di noi; il che non era per forza un male, perché ci lasciavano fare il nostro compito. Non ciò che dovevamo, ma ciò che ci eravamo prefissati di fare: a doverlo fare era altra gente che non lo faceva, ossia la stessa che aveva
provocato i danni. E oh, se erano numerosi! Non sapete in quanti luoghi si trova la spazzatura sparsa nelle città, nei paesi, nelle foreste. Chissà, persino sulle cime delle montagne qualche
scalatore maleducato avrà distrattamente o meno lasciato per ricordo un barattolo!
Io avevo da fare, perché il mio cuore mi portava verso quella ragazza che mi aspettava. Viveva da sola con due gatti, Neropelo e Biancazampa. Se questo era docile e mansueto, l’altro era scatenato come un diavolo della Tasmania, e le faceva dei graffi sulla mano, che mi veniva da pensare se era un modo questo che palesasse affetto verso una padrona tanto cara. No che non lo era! La prima volta che le vidi quelle mani, mi parevan quasi martoriate, e lei era rassegnata ad averle così rigate di strisce rosso sangue, che a me
proprio non piacevano, non tanto perché le mani gliele facesse brutte, quanto perché non sopportavo che si comportasse in modo così stronzamente randagio, quella pelosa palla di pelo! Lei non sentiva gran dolore, e quindi dopo averlo mandato affanculo sul momento, non lo puniva coi calci verso la finestra che avrebbe avuto da me, se fosse stato il mio micio.
Bene. Ma questa storia non parla di gatti. Anche perché io a casa di lei non ci sono arrivato.
Perché?
Prima ho incontrato Homar Habibi, un tipo italo-marocchino con madre siculo-tunisina che faceva infuriare Zeppola. Questo non solo passava giornate intere a pulire senza lavorare, ma raccoglieva mozziconi di sigarette in gran quantità, perché i filtri sono fatti di plastica
e lasciati a terra andrebbero a inquinare le acque. Già, bel casino. Eppure, tanti prima immettevano veleni e nicotina nei loro polmoni dopo aver speso soldi in scatole di cilindretti nocivi, ma poi gettavano il pezzo che avevano tenuto in bocca per aspirare. Io e Zeppola non lo facevamo di pulire così a fondo la natura perché era davvero un lavoro
arduo e complicato. Ma quando Homar vinse un poster di Greta Thunberg, Zeppola si arrabbiò, perché lo avrebbe volentieri regalato alla sua nipotina Valeria, che apprezzava la giovane attivista svedese. Quindi prima ho dovuto sopportare lo sfogo di questo amico, poi ho incontrato Peter Van Katz, un olandese burlone che petava come un oboe sempre pronto al melodico starnuto puzzolente. E prot, prot, prot! Ti ci cantava certe serenate col
culo peloso, che neanche un dio della musica con la balalaika e la cetra tra le mani fin da bambino! Bum, bum, bum, ogni tanto facevan quelle chiappe…e pensavi che era un temporale. Andavi a veder se ci fosser nubi nere in cielo. Eh, no! Magari fosse stato un tornado potente, o un ciclone rapido! Avrebbe fatto meno danni! Perché lui ti usciva con valanghe di merda, producendo cacate cosmiche, e ben doveva aver dei calli alle mani, e degli sfoghi purulenti ai polsi, per le tante volte che si era pulito il didietro e mano e braccio per pulir bene gli dovevan essere entrate fino allo sfintere!
Una volta lo trovammo a leggere un libro di Mauro Corona. Ci stava raccontando la trama, e Zeppola si incazzò perché gli spoilerava il finale.
-Ma tanto tu Saverio non leggi libri.-
-Sì, ma mi incazzo lo stessi. Metti che lo volessi leggere, perché mi va?
Devo sapere già come va a finire?Non è mica come Fabio Volo, che ogni libro pare la fotocopia di uno prima, ci cambia due o tre cose e tac ecco la novità sullo scaffale!-
-In effetti…ma dai, non è che pure questo Corona sia un poeta sopraffino, che ti tirerà mai fuori dalle sue storie di montagna? Eco di profonde anime d’animali, poesia di vallate, eroicità di leggendari camminatori, che han perso il cammino nella cordata?-
-Parla, amico, che ti ascolto. Ma non ho capito un cazzo, di che hai detto.-
-E’nuova…Dicevo, non è mica il finimondo se ti ha detto la fine. di leggerlo, e l’avrai scordata.-
-Sì, ma arrivato al dunque, poi me lo ricordo, che la sapevo già!-
-Mah, semmai lamentati per quest’aria che sento, che mi pare sia scoppiata una cucina a gas…-
Era ma l’odore del culo del ceffo, quel bruto là.
– Ora si capisce perché lo chiamano l’Olandese Evacuante…-
Quanto aveva mangiato per produrre tutto quel prodotto? Aveva riproposto in altra forma e colore fino anche il pranzo di Natale dell’anno prima! La neve era chiazzata di certe robe, che non vi dico ma potete immaginare. Passato il paese, c’era un gruppo di alpini i cui figli imitavano Peter, come se fosse il loro idolo. Si buttavan giù i pantaloni, e giù coi culi! Anche loro petoni incredibili e merda a chili. Se non si stava attenti, si poteva esser colpiti. Il che era una cosa brutta brutta brutta…Avvenne per esempio al settantenne ciclista Mario Goccia, che praticamente era là per
seguire le piste dei suoi ricordi, come se ripercorresse tutto un Giro d’Italia interiore, passando dai luoghi dell’infanzia perduta fino ai sentieri più romantici della sua giovinezza lontana.
Ed ecco che pac! Il contenuto escrementizio di un tizio lo colpì su una gamba, e lui rotolò giù, morendo però per una seconda popò che lo coprì dritto in faccia…e che o lo soffocò,
o gli provocò una sincope. (Nell’autopsia, gli trovarono nelle narici tracce di mandorle amare,
e di cassoela…)
Era un mondo a squacquera, quello in cui si viveva. Dopo, arrivai a Mirandola di Sotto, dove incontrai le Vedove Vendicative, una serie di donne russe che non trovavano marito perché
per colpa di Vladimir Putin tutti avevano diffuso la voce che i russi erano un brutto popolo, che facevan tante cose balcaniche alle donne, tipo cose brutte davvero. E da allora ai maschi
non s’è più drizzato il birillo, accendendo la tv e vedendo poco di vero. Alle donne il piacere si era raffreddato sottozero, a non ricordare un uomo più come era…Così erano invecchiate
zitelle, e regalavano figlie e nipoti a chi passava. E non le si prendeva non perché non fossero di bell’aspetto, ma perché parlavano una lingua astrusa, con tutto quel biascicare cirillico…
Bene, dovetti fermare Zeppola che stava per infrascarsi con la piccola Larisa, che aveva preso al volo come fosse un pallone da basket, e le mani già stavan per andar sotto sottana…
Eh, fu spesse volte certo una tentazione, passar di là. Ma poi c’era da passare per Mirandola di Sopra. Là la gente lanciava i mobili Ikea che aveva comprato l’anno prima e non era riuscito ad assemblare. Se ti colpiva un cassetto ti andava bene, ma una volta quasi fui affondato da
un armadio sul collo…Tutti compravano questo mobilio perché avevano eletto Miss Svezia la figlia di un imprenditore svedese, e codesta Smilla Sorensen era una bella topolona…Tutti erano arrapati e pensavano che comprando da Ikea lei poteva essere interessata a loro.
Invece la sua foto seminuda sui volantini non era perché stava vendendo se stessa, ma perché stava fingendo di vendere sua sorella gemella Iselda, ignara del mercimonio, in una riffa
dai bollenti premi a luci rosse! Ovvio che si era creato un business dal marketing selvaggio. Io non ci ero cascato, perché come il mondo cerca di fregarti ormai lo avevo imparato.
Se poi c’era la festa della birra maremmana, ti potevan anche pisciare dall’alto certi smilzi contadini, il quale prendevano al tua testa per la cima di una pianta, ed era propizio irrorarti
secondo loro per far fuggir gramigne dai campi e siccità dai fossi.
Non vi dico quali altre peripezie ho dovuto affrontare. Le cime innevate di Sbrodokul, dove la merda cadeva in forma di pigne, ti veniva servita la pigna colada, e poi c’erano certi anfratti pieni di cervi che vomitavano, cinghiali che esplodevano, e ti rimaneva in mano il cuoio irsuto, o dei capibara dal riso facile, che passavano ti guardavano e sghignazzavano come Iene ridens, e che avevano da ridere non si sa ( Ma soprattutto quale importatore clandestino argentino li aveva portati là? Forse qualche parente di Gustavo Guzman il gran re del narcotraffico
per liberare le ville dei suoi amici?)
-Che ci fanno queste nutrie giganti?-
-Sono capibara.-
-Cioè uno muore e questi gestiscono il suo sepolcro?-
-No, non sono mafiosi del cimitero. Sono animali, Zeppola.-
-Come le nutrie?-
-Sì.-
-E si nutrono?-
-Sì. Come nutrie, si nutrono. Ma che ne so!-
Parlare con Zeppola era come dialogare con un decerebrato dislessico. Della serie, hai voglia a scrivergli
a caratteri cubitali che è un coglione, non capirà mai una sega.
Quindi mi capitarono tante di queste cose e di altre simili che non mi credereste se ve le raccontassi.
E neppure Pandora mi crederebbe. Sarà ancora là ad aspettarmi o è uscita con un altro amico e quindi
se arrivo, mi aprirà lei la porta ma spunterà anche il viso di un odioso rivale che da dietro mi deriderà,
spartendo lui il materasso con lei, e lasciandomi attonito come un sasso?
Non lo saprò, se non busserò. E non so se voglio. Ma intanto sono ripartito e a piedi sto tentando di raggiungere
la sua casa. Spero proprio di non incontrare altri ostacoli. Auguratemi di farcela.
