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È un giorno qualsiasi di ottobre e piove.

È di quelle pioggerelle fini, quasi inesistenti, tipiche dell’Inghilterra. Quelle piogge imprevedibili che non sai quanto possano durare, forse un’ora o forse tre giorni, quelle piogge che irrigano incessantemente i campi e i prati inglesi e che li rendono cosi famosi in tutto il mondo.

Nonostante le temperature siano calate, l’autunno non ha ancora dipinto il panorama dei suoi soliti colori caldi; i campi si allungano a perdita d’occhio, così vasti che non si possono neanche scorgere i recinti che delimitano una proprietà da un’altra.

Aldo si trova in un piccolo paesino al Nord Est dell’Inghilterra; anche questo, come i famosi prati, è uno dei tanti classici paesi dell’Inghilterra rurale: quelli che si vedono spesso e volentieri nei film Hollywoodiani, con case con tetti di ardesia, altre in stile Tudor : tutte con i loro piccoli appezzamenti di giardino immacolato che fronteggiano le case a loro volta con le loro porte bianche, talvolta nere, un battacchio in metallo dorato e una piccola fessura al centro per imbucare la posta.

C’è poi la classica piccola chiesetta fatta in pietre, solitamente di stile gotico, con cimitero annesso, un ufficio postale con la sua insegna rossa, la sua bella buca per le lettere anch’essa rossa che troneggia all’angolo della strada e una cabina telefonica, ovviamente anche questa rossa; insomma… un paesino talmente classico che ci si può aspettare, senza esserne troppo sorpresi, di veder spuntare  Mr. Darcy dall’ufficio postale, salutarti gentilmente, fermarti e chiederti un’informazione.

Aldo è avvezzo a questo tipo di paesini: l’Inghilterra ne è piena; non appena si esce dalle grandi città se ne incontrano a centinaia. È emigrato in Gran Bretagna 32 anni fa, l’ha visitata in lungo e in largo, e sa che, nonostante questi paesi possano sembrare tutti uguali, c’è sempre un qualcosa che li contraddistingue l’uno dall’altro: un fagiano che saltella al lato della strada, oche e papere che ti rallentano il passaggio o cerbiatti che attraversano placidamente le piccole strade.

È arrivato sul luogo dell’appuntamento trafelato e con un poco di affanno, molto probabilmente per l’agitazione o più semplicemente per la sigaretta che ha appena finito, fumata di fretta sotto una piccola sporgenza che è riuscito a trovare tra una casa ed un’altra.

Il pensiero di essere agitato lo fa sentire fuori posto e chissà, forse anche un po’ in colpa nei confronti di Chiara. Ma la sua Chiara è morta; al suo ricordo preferisce la quotidianità, i problemi, la noia e l’inerzia. E’ diventato musone e acido: blatera e critica tutto e tutti, o almeno è quello che le sue due figlie gli dicono ogni qualvolta le sente per telefono.

Daddy- aggiungono, devi trovare qualcuno che ti faccia compagnia! –

Ed eccolo lì; un qualsiasi Mr. Darcy, in un qualsiasi paese della campagna inglese, cercare qualcuno che gli faccia compagnia. Non sa bene cosa aspettarsi ma l’ ha promesso a Marzia e Adele. Loro hanno arrangiato il giorno, il luogo e l’ora. Deve incontrarla. Una sola volta; ma lui non crede agli amori a prima vista. E poi no, soprattutto non con questa pioggia.

Aldo non la conosce; le uniche cose che sa di lei sono che: è ancora molto giovane ed è una ragazza irlandese. ma ha visto una sua fotografia, Marzia gliel’ha mostrata di sfuggita. È rimasto piacevolmente colpito dagli occhioni color mandorla, lo stesso colore delle mandorle che vendevano durante i giorni di carnevale quando lui era ancora bambino; lei ha anche un sorriso un po’ sghembo, buffo che mette quasi tenerezza.

E la vede arrivare

Lei indossa un cappottino con disegnati larghi fiori colorati, su uno sfondo rosa acceso, la chioma bionda con sfumature che tendono al rosso-marrone. È alta e slanciata, con lunghe caviglie sottili. Ad Aldo pare nervosa perché lei sfugge continuamente al suo sguardo. La osserva guardarsi attorno più volte, come se non conoscesse bene il posto in cui si trova, la vede girarsi e guardarsi alle spalle per poi decidersi a camminare.

Aldo le camminava a fianco; può percepire il profumo di lei. Sa di aria pulita, di muschio e di erba; la immagina sdraiata su di un prato color dell’Irlanda a fissare il cielo e le nuvole che scorrono, con i suoi occhi di mandorle zuccherate.

Aldo nota il camminare docile e aggraziato di lei, di come muove o quasi ciondola i fianchi. La studia, quando alle volte si ferma e si guarda attorno come incuriosita da qualcosa che sente o vede, altre volte lei pare come intimorita, specie quando lo fissa di sottecchi; ad Aldo sembra uno sguardo diffidente e sospettoso, ma poi la vede scuotere il capo, raggrinzare il naso come se qualcosa le dia fastidio sulla punta, e ricominciare a camminargli al fianco.

Aldo in tutto questo sbirciare e studiare le parla e parla. Le racconta a tratti chi è, alle volte rimane in silenzio a godersi scorci di panorama, poi le racconta di Chiara, Marzia e Adele.  Di come queste ultime due abbiano insistito tanto che lui la incontrasse e di come è quasi felice di aver dato loro ascolto.

Inaspettatamente Aldo sente la voglia irrefrenabile di accarezzarla, anche solo un attimo e di sfuggita.  Non sa come lei potrebbe prendere quel gesto, ma non ci pensa due volte. La accarezza.

La vede irrigidirsi per un attimo, poi ad Aldo pare che lei spinga il capo verso la sua mano, accompagnandone il gesto.

Aldo sente il cuore battergli forte in petto. Vorrebbe a quel punto abbracciarla, accarezzarla ancora e ancora, perdersi in quel mare di cioccolato che sono i suoi occhi, ma sa che è ancora presto, che lei potrebbe spaventarsi.  Non può far altro che tornare ad incontrarla e cercare di conquistarla.

È tardi. Ha smesso di piovere. Tutti e due tornano indietro risalendo il viale alberato che porta alla casa.

C’è una donna, li attende già.

Aldo porge il guinzaglio alla donna. Lei annuisce e gli dice:

-Se i prossimi due incontri andranno bene, potrà portare Orla a casa-

Lui sorride. Riguarda la sua ragazza irlandese; questa volta con più sicurezza le accarezza il capo e questa volta Orla scodinzola.

Si allontana allegro e leggero e si volta ancora una volta, solo un attimo, a guardarla. Lei è lì ritta e ferma; a lui pare proprio lei gli stia sorridendo.

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NinaCiuffo

Giovane nello spirito, dipingo e scrivo. Vivo all'estero da un ventennio.

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9 Comments


  1. Ciao, restituire la cortesia mi sembra doveroso (quanto appagare la mia curiosità) e quindi eccomi qui a commentare questa tua simpatica storia:
    linguaggio scorrevole e immediato nella descrizione dei luoghi e dello stato d’animo del personaggio; divertente anche il tuo inganno canino che non ho trovato così eccessivamente forzato. Forse perché un piccolo campanello ha iniziato a squillare quando ho letto degli “…occhioni color mandorla” e del “…camminare docile e aggraziato di lei, di come muove o quasi ciondola i fianchi.” Un poco strano se riferito a una donna. Molto apprezzato. Ciao. 🙂

  2. FilippoArmaioli
    FilippoArmaioli

    Il cane appellato come ragazza è un escamotage forzato, utile ma poco realistico. Il racconto non è più che carino; ma il modo in cui è scritto fa venir voglia di leggere altri della stessa autrice, sicuramente,perché c’è un gradevole tocco di grazia e femminilità.

    1. NinaCiuffo
      NinaCiuffo

      Ciao Filippo, grazie per il commento. Tengo a precisare che vivendo in UK , spesso gli animali di compagnia vengono appellati come boy or girl, io stessa chiamo il mio cane my girl. E mi sembrava la traduzione piu’ in fede, appunto lasciata in italico. Irish girl. Quindi chiamiamola licenza poetica, e per lo piu’ il racconto cade nel fantasy. Detto questo, di nuovo, ti ringrazio.