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Oggi è la giornata della memoria delle vittime dell’Olocausto.
È usanza ebraica apporre un sasso usando la mano sinistra, quella lato cuore, sulle tombe dei defunti.
Questo in foto è il mio sasso “perfetto”.
Lo trovai su una spiaggia dell’Argentario il giorno in cui smisi di sentirmi bambina e cominciai a pensarmi ragazza. Non mi ricordo esattamente l’anno, ma quella giornata è indelebile nella mia memoria, perché riuscii per la prima volta a lanciare un sasso in mare, facendolo saltare sul pelo dell’acqua!
Alla vista del primo rimbalzo qualcosa dentro di me cambio’, non mi bastava più quell’appagamento che torna al bambino quando padroneggia “causa ed effetto”, ero diventata grande senza alcun dubbio, perché lanciavo i sassi con la capacità di imporre loro la forza necessaria alla materia inerte, da sempre destinata ad affondare, per spiccare uno , due a volte anche tre , balzi in avanti, prima di sparire sott’acqua.
La mia famiglia intanto mangiava al ristorante sulla spiaggia, quei pranzi domenicali che pare non vedano mai fine, ed io potevo quindi stare sulla battigia a giocare col cane e a lanciare sassi.
Ma i sassi erano pochi tra la sabbia, oggetti rarissimi, quindi praticare la mia arte appena acquisita, non era cosa facile. Andava molto meglio al mio cane Palmira dato che invece i bastoni di legno a disposizione, erano moltissimi.
Ad un certo punto intravedo sotto la sabbia una “schiena di sasso “ liscia e scura e lo raccolgo. Era perfetto, avrebbe volato sull’acqua come un disco volante è certamente avrebbe fatto almeno cinque salti!
Lo girai e rigirai tra le mani tante volte, osservando con attenzione sapiente ed esperta il pelo dell’acqua, dovevo cogliere l’attimo migliore per lanciare, considerando attentamente l’increspatura della superficie e la brezza marina.
Dopo tanto pensare, dopo aver assunto col mio corpo la postura da lancio mille volte, sentivo il mio sasso perfetto tra le dita, scelsi di non lanciarlo e lo misi in tasca. Era perfetto, troppo per essere gettato in mare, ne avrei trovati altri per fare pratica, lui non poteva finire disperso in mare. Era diventato il mio sasso, ero stata fortunata in mezzo a quel deserto di sabbia a trovarlo e lo avrei tenuto con me.
Ogni anno in questo giorno lo prendo dalla mensola.
Oggi il mio sasso perfetto è altro e mi parla di sei milioni di persone di cui un milione e mezzo di bambini, che non hanno potuto scegliere se lanciare un sasso o metterlo in tasca per sentirsi grandi, perché è stata alla fine della storia quella scelta di preservare e conservare il sasso, a determinare il fatto che ero cresciuta.
Una giornata della memoria è troppa poca cosa per questa società, determinatamente refrattaria ad imparare sugli errori commessi.

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Luisa
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Scrivo con piacere, è il mio sistema per ritrovare la calma nei momenti difficili

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